Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Invasione di yacht alla Maddalena in Sardegna: il caso multe

Alla Maddalena centinaia di yacht affollano Cala Coticcio e Cala Corsara mentre le sanzioni troppo basse non riescono a tutelare le aree protette

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Maddalena multe agli yacht

Le acque dell’arcipelago della Maddalena, tra le più suggestive del Mediterraneo, hanno registrato negli ultimi anni un aumento significativo di yacht e imbarcazioni da diporto che ha portato a sanzioni contestate e a nuove misure di controllo sulle coste e nelle aree marine più delicate.

Yacht alla Maddalena: cosa sta succedendo

Durante la stagione estiva, le cale più celebri dell’arcipelago,  da Cala Coticcio a Cala Spalmatore fino a Cala Corsara, sono state letteralmente prese d’assalto da motoscafi, catamarani e panfili. Le immagini di decine di imbarcazioni ravvicinate hanno mostrato il fragile equilibrio del parco messo a dura prova.

Nonostante le regole fissate dal Piano di Utilizzo dei Litorali, i limiti di accesso sono stati spesso superati, con flussi di bagnanti scaricati a gruppi interi sulle spiagge di Santa Maria.

Il problema non ha riguardato soltanto la concentrazione dei visitatori. Alcune aree, come la Spiaggia del Cavaliere a Budelli, hanno subito danni talmente gravi da portare al divieto totale di calpestio già nel 2022. La celebre Spiaggia Rosa, simbolo dell’isola, era stata interdetta anni prima proprio per il progressivo impoverimento della sabbia.

La situazione ha spinto l’ex sindaco di La Maddalena, oggi presidente del Parco Nazionale, a lanciare un allarme: come riportato su ‘La Repubblica’, Rosanna Giudice ha dichiarato di sentirsi “avvelenata” di fronte a “questo turismo implosivo, fastidioso e ingestibile a terra e a mare”, ritenendo indispensabile un cambio di rotta.

Caso Maddalena: il confronto sulle multe tra l’Italia e l’estero

Alla pressione turistica si è aggiunto il tema delle sanzioni. In Francia, un armatore è stato condannato a una multa di centomila euro per aver danneggiato una prateria di posidonia. Alla Maddalena, invece, le cifre sono apparse irrisorie: Giulio Plastina, direttore del Parco, ha spiegato che “avrebbero pagato, temo, solo 51 euro” a causa di un sistema sanzionatorio mai realmente adeguato alle direttive comunitarie.

Il nodo non riguarda soltanto l’entità delle multe, ma anche l’impatto ambientale diretto. Le praterie di posidonia oceanica, fondamentali per la stabilità dei fondali e la biodiversità marina, sono spesso danneggiate dagli ancoraggi non regolamentati. Come ricordato da solovela.net, “ogni danno causato da ancoraggi inappropriati in queste aree può risultare devastante e irreversibile nel lungo periodo”.

Va sottolineato anche il contesto: la Sardegna, con una popolazione pari a un trentasettesimo di quella nazionale, ospita un nono dei posti barca d’Italia, quasi la metà di questi si concentra in Gallura, un dato che mette in luce la pressione sulle coste settentrionali dell’isola.

Le difficoltà di gestione del Parco, unite alla mancanza di autonomia e di organi direttivi pienamente operativi, hanno aggravato la situazione. Plastina ha parlato di un ente con risorse finanziarie disponibili, ma “paralizzato” da vincoli burocratici e da interessi economici fortissimi legati al turismo nautico.

Un ulteriore problema ha riguardato l’evasione della tassa di accesso: secondo le stime del Parco, tra il 30 e il 35% degli armatori non avrebbe versato il contributo ambientale previsto (circa 10 euro al giorno per un gommone di 5 metri, fino a 400 per yacht di 30 metri). Una perdita stimata in oltre 700mila euro l’anno, risorse che avrebbero potuto finanziare controlli più efficaci e personale per la vigilanza.

La combinazione di flussi incontrollati, sanzioni troppo basse e scarsi poteri operativi ha reso difficile garantire la protezione di un ecosistema unico, frequentato ogni anno da oltre trentamila imbarcazioni, un paradosso che mette in evidenza la fragilità di un paradiso naturale stretto tra la sua fama mondiale e la necessità urgente di strumenti più incisivi per la tutela.