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Cosa mangiavano gli antichi abitanti di Pompei: la scoperta

Nuovi studi a Pompei che comprendono l’analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto hanno portato alla luce cosa mangiavano gli abitanti

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Pompei è uno dei siti archeologici più importanti al mondo, un luogo capace di raccontare con incredibile dettaglio la vita quotidiana nell’antichità. Sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e riscoperta a partire dal XVIII secolo, la città continua a offrire sorprese: ogni campagna di scavo restituisce reperti, strutture e manufatti che arricchiscono la nostra conoscenza del mondo antico. Oggi però la notizia non riguarda solo l’archeologia: un progetto di ricerca internazionale sta rivelando, con un approccio scientifico, cosa mangiavano davvero gli abitanti di Pompei.

La scoperta sulla dieta e le risorse alimentari a Pompei

Pompei è un sito che non smette mai di stupire e grazie al lavoro di archeologi, esperti e studiosi le scoperte sono sempre emozionanti. È il caso della zona a ridosso della celebre Villa dei Misteri, dove la demolizione di un edificio abusivo ha portato alla luce l’antico ingresso monumentale della villa, un tratto dell’antica via Superior, parte del quartiere servile e vari ambienti di servizio. Oggi però la notizia dal Parco non riguarda una nuova scoperta ma uno studio su cosa mangiavano davvero gli abitanti di Pompei e quali fossero le risorse agricole e pastorali su cui si basava la loro dieta.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Scientific Reports’ e approfondiscono l’alimentazione nell’antica città. Il nuovo studio è frutto di una collaborazione tra il Laboratorio di ricerche applicate Annamaria Ciarallo del Parco archeologico di Pompei, il laboratorio Distabif dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università La Sapienza di Roma e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di York.

Gli archeologi hanno applicato l’analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto, un metodo che permette di ricostruire la dieta a partire da resti organici, ossa umane e animali. Le ricerche hanno fatto emergere che c’era un allevamento diversificato a base di pecore, capre e maiali. Cereali e legumi erano alla base dell’alimentazione quotidiana così come ortaggi, frutta e probabilmente olive, olio e vino. Proprio il vino tempo fa era stato già oggetto di ricerche per scoprire come era il sapore del vino che veniva prodotto nell’Antica Roma. A questi prodotti le analisi aggiungono anche alimenti provenienti dal mare come pesci, molluschi e frutti di mare.

Le parole del direttore del Parco Archeologico di Pompei

Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha commentato la scoperta sottolineando come la ricerca archeologica non si fermi con lo scavo. Le sue dichiarazioni sono state riprese da ‘La Repubblica’: “La ricerca continua anche dopo lo scavo. Anzi, come mostra questo studio, un attento esame di testimonianze portate alla luce anche tempo fa, grazie all’uso di analisi e metodologie nuove, ci apre interi orizzonti di cui prima non avevamo idea”.

Zuchtriegel ha ricordato che circa un terzo della città antica di Pompei è ancora sepolto e che il potenziale informativo dei reperti già rinvenuti, analizzati con le tecniche più moderne, è enorme. Sempre su ‘La Repubblica’ si leggono le sue parole in merito: “Se un terzo della città antica di Pompei è ancora non scavato, la mole di dati potenzialmente ricavabile da analisi come queste non è nemmeno quantificabile, perché dipende dal progresso tecnologico e metodologico in corso.” Per il direttore, investire nello studio dei resti umani e dei materiali organici è fondamentale: “Sicuramente investiremo ancora nello studio dei resti umani e dei materiali organici a Pompei che riservano ancora molti segreti da svelare”.