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Cucina italiana Patrimonio Unesco: l'Alto Adige si chiama fuori

Cucina italiana Patrimonio Unesco, caso in Alto Adige: il quotidiano 'Dolimiten' si chiede se anche i canederli fanno parte della tradizione tricolore

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Mentre tutti celebrano la cucina italiana diventata Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco, c’è chi si chiama fuori da un primato che non sente il suo: è il caso del ‘Dolomiten’, il quotidiano di lingua tedesca più diffuso del Sudtirolo che rivendica le origini per niente italiane di prodotti tipici dell’Alto Adige, come speck e Schlutzer.

Cucina italiana Patrimonio Unesco, la polemica in Alto Adige

Nel dedicare un articolo alla notizia dell’inserimento della cucina italiana nella lista dei Patrimoni Immateriali dell’Unesco, il ‘Dolomiten’ ha tuonato con sarcasmo: “Adesso, improvvisamente, i canederli sono diventati bene culturale italiano”, citando un piatto tipico della cucina mitteleuropea, comune anche a tradizioni di culture straniere come quella austriaca, ungherese, polacca, ceca e slovacca.

Sempre il quotidiano di lingua tedesca del Sudtirolo, ha domandato se adesso si possano davvero commercializzare gli Schlutzkrapfen (i ravioli ripieni), i Kasenocken (gli gnocchi di formaggio) e i Tirtlan (frittelle ripiene) come italiani. La risposta viene lasciata al giudizio dei lettori, suscitando però reazioni nei confronti delle autorità locali.

Sulla campagna da attuare per i prodotti dell’Alto Adige, dopo il riconoscimento ottenuto dalla cucina italiana, è ancora abbastanza tiepido Hansi Pichler, il presidente di Idm, società provinciale che funge da facilitatore per lo sviluppo economico: “Quale campagna da attuare è ancora da decidere – si legge sul ‘Corriere della Sera’ – in ogni caso il grande riconoscimento della tradizione culinaria dal Sud al Nord premia la qualità”.

Nessuna “scissione” per Martin Knoll, direttore del Consorzio Speck Alto Adige che ha parlato di “rinforzo al messaggio dell’eccellenza culinaria italiana a cui anche il nostro speck contribuisce”. Forse a sorpresa, il separatista Sven Koll si è espresso così sulla questione: “C’è sempre stato uno scambio in cucina, la cucina viennese deriva da quella boema e anche in Germania si produce molta pizza, pure non essendo un prodotto tedesco”.

Molto equilibrato il commento del governatore Arno Kompatscher che si è espresso in questi termini sulla vicenda: “Il termine italiano non va inteso in senso geopolitico, riferito al territorio nazionale, e la cucina altoatesina è qualcosa di particolare”.

La polemica sulla cucina italiana arriva a qualche settimana di distanza da quella scatenata da alcune dichiarazioni di Jannik Sinner: il tennista altoatesino, dichiarandosi felice di essere italiano, aveva suscitato la furia dei secessionisti del Sudtirolo.

Un riconoscimento per le tradizioni territoriali

L’onorevole Alessandro Urzì, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Costituzionali alla Camera originario di Bolzano, parlando del riconoscimento dell’Unesco nei confronti della cucina italiana ha sottolineato l’importanza delle tradizioni territoriali, elogiando anche quelle dell’Alto Adige e del Trentino:

“Il riconoscimento è un orgoglio per l’intero Paese, unisce l’Italia attraverso un mix straordinario di diversità che assieme creano un’unica cucina. Ci siamo anche con l’Alto Adige e il Trentino che vantano una tavola originalissima, così come tutte le altre realtà regionali“.

Urzì ha ribadito l’importanza dei piatti tipici della tradizione delle sua terra, esultando per il titolo ottenuto dalla cucina italiana a livello internazionale: “Da oggi ogni nostro piatto, anche altoatesino o trentino, è un orgoglio italiano da mostrare all’umanità come testimone di qualità, raffinatezza e cultura tradizionale”.