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Triglia aliena a Torre del Greco: "Ripercussioni imprevedibili"

Una triglia aliena del Mar Rosso è stata individuata a Torre del Greco nel Tirreno campano destando preoccupazione per le conseguenze sull’ecosistema

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Le acque del Tirreno campano hanno accolto una triglia aliena, specie marina originaria di altri mari, comparsa davanti alle coste tra Torre del Greco ed Ercolano. La presenza di questo esemplare, frutto di un lungo viaggio favorito dal cambiamento climatico, apre scenari che vanno ben oltre la semplice curiosità scientifica. Gli studiosi, infatti, mettono in guardia: l’arrivo di specie non autoctone può avere effetti di cui, oggi, è impossibile prevedere l’esatta portata.

Come è arrivata la triglia aliena del Mar Rosso nel Tirreno campano

Il protagonista di questa vicenda è il Por’s goatfish (Upeneus pori), una triglia aliena proveniente dal Mar Rosso e dall’Oceano Indiano occidentale. Come riportato su ‘Quotidiano.net’, il professor Francesco Tiralongo ha spiegato che si tratta di “una specie aliena invasiva lessepsiana, come il pesce scorpione o il pesce coniglio”.

Il professore ha sottolineato: “Originaria del Mar Rosso e dell’Oceano indiano occidentale, fino all’Oman. L’esemplare è stato catturato da un pescatore che fa parte della rete AlienFish. Upeneus pori vive in acque poco profonde, frequenta fondali sabbiosi e si nutre di piccoli invertebrati”.

Tiralongo, ideatore e coordinatore nazionale di AlienFish e responsabile scientifico della cooperativa BlueChain, ha aggiunto che “conta il ritrovamento di Por’s goatfish perché, nel Tirreno, per l’aumento delle temperature marine, il capolinea naturale di queste migrazioni si sta spostando verso nord-ovest”.

L’esemplare catturato è stato trasferito ai laboratori dell’Università di Catania per analisi approfondite. Qui, il lavoro dei ricercatori si concentra sulla documentazione e sul monitoraggio dei cambiamenti negli ecosistemi marini italiani.

Perché la specie è una minaccia per l’ecosistema

Sebbene commestibile e già pescata in altre aree del mondo, la triglia aliena desta preoccupazione per le conseguenze che può avere sugli equilibri del Mediterraneo. La sua somiglianza con le triglie autoctone, in particolare quelle di scoglio, ne rende difficile l’identificazione immediata e può portare a sottovalutare la sua reale diffusione.

Tiralongo ha dichiarato che “sì, è altamente probabile che ci siano altri esemplari. Secondo i nostri studi, questa è una delle specie che più facilmente passa inosservata, proprio perché assomiglia molto alla triglia di scoglio. Mentre, ad esempio, è davvero difficile non riconoscere il pesce scorpione”.

Il problema non riguarda soltanto la biodiversità, ma anche l’economia della pesca. Secondo il biologo, “questa triglia aliena, invece, provoca uno squilibrio ecosistemico che si può ripercuotere su altre specie e anche sulla pesca in genere, nel lungo periodo, con effetti che sono imprevedibili”.

In altre parole, il rischio è quello di una competizione diretta con le specie locali per cibo e habitat, con possibili ricadute negative sulla catena alimentare e, di conseguenza, sull’attività dei pescatori. Un impatto che, a differenza di quello di specie invasive più note come il granchio blu, non si manifesta subito in termini di perdita economica diretta, ma si insinua gradualmente nell’equilibrio ecologico.

La comparsa del Por’s goatfish nel Tirreno campano è solo l’ultimo episodio di un fenomeno più ampio: l’arrivo di specie “aliene” nel Mar Mediterraneo. Gli esperti sottolineano l’importanza di una rete di segnalazioni rapida e precisa, come quella messa in campo da AlienFish e BlueChain, per monitorare e studiare la situazione.