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A Varazze pescato un pesce coniglio: perché è "pericoloso"

A Varazze pescato un pesce coniglio, specie tropicale del Mar Rosso che minaccia l’ecosistema del Mediterraneo e può essere pericolosa anche per l’uomo

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

A pochi metri dalla riva di Varazze, nel cuore della Riviera di Ponente, un pescatore si imbatte in un esemplare tanto insolito quanto preoccupante: un pesce coniglio, specie tropicale mai segnalata prima in questa zona del Mar Ligure. L’avvistamento suscita immediatamente curiosità e allarme tra gli esperti, che da tempo monitorano l’arrivo di specie “aliene” nel Mediterraneo.

Che cos’è il pesce coniglio e perché è pericoloso

Un esemplare di circa otto centimetri è stato catturato a Varazze su un fondale sabbioso-roccioso tra i 5 e i 10 metri di profondità. La notizia rimbalza tra biologi e ricercatori perché l’animale, proveniente dal Mar Rosso, rappresenta un nuovo passo nella lenta ma costante espansione di organismi marini tropicali verso nord.

Un fenomeno legato al riscaldamento delle acque e ai cambiamenti climatici che, negli ultimi anni, hanno trasformato profondamente gli equilibri della biodiversità marina italiana.

Il pesce coniglio striato (Siganus rivulatus) è una specie erbivora appartenente alla famiglia dei Siganidae. Originario del Mar Rosso, ha raggiunto il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, in un processo noto come “migrazione lessepsiana”. Negli ultimi decenni si è diffuso lungo le coste orientali del bacino, arrivando ora fino alla Liguria e al Basso Adriatico.

Si tratta di un pesce dal corpo allungato, di colore variabile dal verde oliva al marrone, con sottili striature più chiare e pinne giallastre. Può raggiungere i 30 centimetri di lunghezza e vive generalmente in acque basse, tra i 5 e i 40 metri di profondità, dove si nutre di alghe verdi e rosse.

La sua dieta, apparentemente innocua, è in realtà la causa principale dei danni ambientali che può provocare: consumando grandi quantità di vegetazione marina, il pesce coniglio tende a “spogliare” i fondali rocciosi, trasformandoli in vere e proprie “deserti sottomarini”.

Dove era già stato pescato il pesce coniglio

Il caso ligure non è isolato. Già nel 2022 un esemplare era stato pescato nel mare di Milazzo, in provincia di Messina, dove era stato definito una “specie aliena” per le nostre acque. L’annuncio, dato dal biologo Carmelo Isgrò del Museo del Mare, aveva anticipato una serie di nuovi ritrovamenti nel Sud Italia.

Negli ultimi anni, il Siganus rivulatus ha continuato a spingersi verso nord e il 26 ottobre un secondo pesce coniglio di quindici centimetri è stato pescato a Specchiolla, nel Basso Adriatico, su un fondale misto di Posidonia oceanica e roccia.

Queste segnalazioni, raccolte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn e da una rete di pescatori e subacquei, confermano che la specie sta colonizzando nuove aree del Mediterraneo. Gli studiosi sottolineano che il Mar Ligure rappresenta oggi una frontiera simbolica di questa espansione, legata al riscaldamento delle acque e alla capacità adattiva del pesce coniglio.

Il suo comportamento erbivoro lo porta a competere con specie autoctone come la salpa, riducendo la copertura algale e mettendo a rischio la sopravvivenza di numerosi invertebrati che dipendono da questi habitat. La sua presenza crescente è quindi un campanello d’allarme per la biodiversità marina italiana, ma anche un banco di prova per la collaborazione tra scienziati, pescatori e cittadini.

Il CNR-Irbim e l’ISPRA invitano a segnalare ogni nuovo avvistamento nell’ambito della campagna #Attenti4, volta a monitorare specie invasive come il pesce scorpione o il pesce palla maculato. Un gesto di partecipazione civile che, oggi più che mai, contribuisce a proteggere il fragile equilibrio dei nostri mari.