Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Mountain Warfare, simulazione di guerra in Trentino Alto Adige

Simulazione di guerra in Trentino Alto Adige: la Mountain Warfare trasforma le vette alpine in un palcoscenico di addestramento militare unico

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Mountain Warfare in Trentino Alto Adige

Tra le vette del Trentino Alto Adige, zone che solitamente richiamano turisti ed escursionisti, si aprirà uno scenario molto diverso: Per cinque giorni, tra boschi e vallate, le Truppe Alpine dell’Esercito saranno impegnate in una complessa simulazione di guerra in alta quota, parte di un progetto che coinvolge anche la Nato. L’obiettivo è riprodurre condizioni estreme di combattimento, sfruttando il contesto montano come terreno di addestramento unico e altamente impegnativo.

Che cos’è la Mountain Warfare e perché è così impegnativa

Con il termine Mountain Warfare si intende un insieme di tecniche e strategie militari sviluppate per operare in territori impervi come quelli alpini. Combattere in montagna comporta rischi che vanno oltre lo scontro con il nemico: condizioni meteorologiche imprevedibili, altitudini elevate, ghiaccio e frane sono nemici naturali che richiedono preparazione specifica. Non a caso, diversi Paesi hanno creato reparti dedicati a questo tipo di scenario, dall’Italia con il Corpo degli Alpini, fino a Stati come Austria, India, Francia o Stati Uniti.

Storicamente, le catene montuose hanno rappresentato linee di confine naturali e spesso strategiche per il controllo delle risorse idriche e, proprio per la complessità del terreno, un attacco in queste aree necessita di un numero di militari molto superiore rispetto a chi difende, cosa che ha reso la montagna un ambiente tattico particolarmente complesso. Vanno allenate, quindi, non solo la resistenza fisica, ma anche le conoscenze alpinistiche e capacità logistiche che per imparare a muoversi e sopravvivere in condizioni proibitive.

In questo contesto si inserisce l’esercitazione denominata “Extreme Patrol”, organizzata in Trentino Alto Adige. L’iniziativa metterà alla prova dodici pattuglie composte da rocciatori militari, impegnati a confrontarsi con prove di arrampicata, navigazione notturna e resistenza fisica; ogni squadra, composta da dieci uomini, sarà chiamata ad affrontare marce continue con zaini di oltre trenta chili, a soccorrere finti feriti e ad attraversare specchi d’acqua, tra cui il Lago di Soraga.

A fianco della preparazione tradizionale, sarà introdotta anche la tecnologia. Durante le simulazioni verranno impiegati droni per la ricognizione e sistemi di comunicazione satellitare, strumenti indispensabili per mantenere i contatti in territori compartimentati come quelli alpini. Le prove di tiro prevedranno l’uso di colpi a salve e sistemi di precisione per valutare le abilità dei tiratori senza rischi per la popolazione civile.

Quando e dove si svolge l’esercitazione in Trentino Alto Adige

L’addestramento in Mountain Warfare è parte integrante del percorso delle Truppe Alpine, che da decenni affinano tecniche di sopravvivenza e combattimento in montagna attraverso corsi che prevedono esercitazioni su neve, bivacchi di emergenza, tiro in quota e perfino evacuazioni simulate con elicotteri.

L’ “Extreme Patrol”, in programma dal 15 al 19 settembre, si svolgerà nell’area compresa tra Passo Costalunga, Moena e la Val di Fassa, un territorio che, per alcuni giorni, si trasformerà in un laboratorio militare a cielo aperto: le pattuglie opereranno giorno e notte senza sosta, mettendo alla prova la loro autonomia logistica e la capacità di gestire situazioni di emergenza. La competizione tra squadre assegnerà punteggi per ogni prova, fino a decretare una pattuglia vincitrice.

L’Esercito ha sottolineato come l’intera esercitazione sia stata pianificata nel rispetto della sicurezza e dell’ambiente. Le attività, infatti, saranno condotte lontano dai centri abitati e con l’impiego esclusivo di colpi a salve. Fondamentale sarà anche la collaborazione con le comunità locali, che garantiranno supporto logistico e coordinamento.