Barriere di ostriche per salvare le coste, l'esperimento in Liguria
Le barriere di ostriche in Liguria mirano a salvare le coste e rigenerare l’ambiente marino con un esperimento che unisce scienza e sostenibilità
Nella baia di Santa Teresa, a Lerici, sono stati posati i primi reef artificiali di ostriche. Si tratta di un esperimento che punta a riportare in mare l’ostrica piatta, specie autoctona quasi scomparsa, e a creare barriere naturali contro le mareggiate sempre più intense. Il progetto, promosso da Enea con università, enti locali e pescatori, unisce ricerca scientifica e tutela ambientale per rigenerare gli ecosistemi e proteggere le coste liguri.
Come funzionano le barriere di ostriche per proteggere le coste liguri
I nuovi reef sono stati calati in mare grazie a un lavoro congiunto tra Enea, il Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Bologna, la Marina militare, il Comune di Lerici e la Cooperativa mitilicoltori associati. A supporto, anche la Scuola di mare locale, impegnata nella rigenerazione degli spazi portuali.
Lo scopo non è quello di contrastare l’erosione costiera ma non solo: i reef ospiteranno ostriche e altre forme di vita marina, contribuendo a ricreare un fondale più complesso e diversificato e in questo modo le strutture fungeranno da barriera fisica contro le mareggiate, ma diventeranno anche rifugio per molte specie.
Come riportato su ‘La Repubblica’, Chiara Lombardi, responsabile del Laboratorio Enea di Biodiversità, ha sottolineato che “i reef creati da queste ostriche aumentano la biodiversità agendo sulla produttività degli ecosistemi costieri inoltre, favoriscono la pulizia dell’acqua grazie alla loro capacità filtrante. Inoltre, questa specie di ostrica rappresenta un’importante fonte di cibo e la sua coltivazione, come quella di altri molluschi bivalvi, è una delle attività più sostenibili del mare”.
Non è un caso che il modello sia già stato sperimentato altrove, come negli Stati Uniti, dove le barriere naturali hanno avuto un ruolo nella protezione di New York. La differenza, in Liguria, è che si parte da una specie locale che per secoli ha rappresentato una risorsa economica e ambientale fondamentale.
Gli scienziati di Enea hanno ricordato inoltre che “alcuni preziosi ecosistemi marini e terrestri ci forniscono servizi ecosistemici quali cibo, regolazione del clima, purificazione di acqua e aria”.
Perché l’ostrica piatta è al centro dell’esperimento in Liguria
La scelta di puntare sull’ostrica piatta (Ostrea edulis) ha uno scopo preciso, dato che in passato formava veri e propri banchi lungo le coste europee, con un impatto decisivo sull’economia e sull’ecosistema marino. La Convenzione per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico Nord-Orientale oggi la definisce “fortemente minacciata”.
La presenza dell’ostrica nello spezzino era documentata già nell’Ottocento, ma urbanizzazione, inquinamento e traffico portuale ne hanno ridotto drasticamente la diffusione.
Cristian Chiavetta, responsabile del Laboratorio Enea per la sostenibilità dei sistemi produttivi, ha spiegato che “dopo mesi di prove in laboratorio, abbiamo finalmente definito la composizione della miscela che utilizzeremo per produrre dei reef analoghi a quelli appena messi a mare, ma realizzati con scarti della mitilicoltura, secondo i principi dell’economia circolare”.
A confermare l’importanza dell’iniziativa è stata ancora Chiara Lombardi, che ha dichiarato che “la messa in mare dei primi due reef nella baia rappresenta il raggiungimento di uno degli obiettivi del progetto Raise e l’inizio di un importante progetto di rigenerazione e tutela della baia, i cui effetti si vedranno sul lungo termine”.
Lombardi ha proseguito: “Gli ecosistemi marini e terrestri presenti nella baia sono un esempio di resistenza di un sistema naturale agli impatti antropici e al cambiamento climatico. Enea e tutti gli altri attori di Smart Bay S. Teresa proseguiranno, con azioni concrete, nel monitoraggio e nella tutela di questo sistema, favorendone la rigenerazione”.
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