I luoghi iconici di Venezia cambiano (per colpa degli influencer)
I luoghi iconici di Venezia cambiano a causa delle tendenze social che spingono i visitatori a ricercare i posti più fotografati e "instagrammabili"
L’Italia è da sempre una delle mete turistiche più amate al mondo, e tra le sue città più famose spicca senza dubbio Venezia. La Serenissima per secoli è stata una repubblica potente e indipendente con un importante ruolo storico. I suoi palazzi storici, le chiese, i musei e i canali hanno contribuito a costruire l’immagine di una città capace di attrarre visitatori da ogni parte del mondo.
Accanto al turismo tradizionale, però, Venezia deve ora fare i conti con un fenomeno nuovo e sempre più pervasivo: quello degli influencer e del turismo da social. La ricerca costante di foto perfette e di luoghi “instagrammabili” sta cambiando il volto della città, così come le mete più iconiche e famose. La fama dei luoghi veneziani, viene così piegata alle logiche dei “like” e dei trend dei social.
I nuovi luoghi iconici di Venezia
Un episodio emblematico di come i luoghi iconici di Venezia stiano cambiando a causa dei social è stato raccontato dal ‘Gazzettino’ che ha riportato le parole di Guido Lion, guida storica veneziana, con oltre 25 anni di esperienza. Accompagnando una famiglia di turisti americani si è sentito chiedere di visitare “il luogo più iconico di Venezia”.
In questo caso, racconta la guida, non si trattava di Palazzo Ducale, né di Piazza San Marco o di un altro museo. Quello che le ragazze americane volevano era un punto preciso che sta collezionando molti post su Instagram. Si tratta di un belvedere con vista sul Ponte di Rialto dalla riva del Buso, nei pressi del Fondaco dei Tedeschi.
Una balaustra da sempre frequentata ma che solo di recente è stata trasformata in un “must” grazie ai social network. Lì si formano code di turisti desiderosi di scattare la stessa foto per postarla sui propri profili. Il racconto mette in luce un cambiamento radicale che si legge sempre nel ‘Gazzettino’: in passato i turisti chiedevano di visitare musei e monumenti, erano interessati alla storia e all’arte. Oggi, sempre più spesso, vogliono solo la foto perfetta, senza approfondire il contesto o la storia del luogo.
Overtourism e turismo dei selfie: il caso Venezia e non solo
Il problema non riguarda solo alcuni angoli diventati virali di Venezia. È parte di una questione più ampia: quella dell’overtourism, ossia la pressione esercitata dal turismo di massa sui territori più fragili. Venezia è uno degli esempi più lampanti. In realtà secondo uno studio condotto da Eurispes sono due le città italiane nella classifica delle mete più colpite dall’overtourism in Europa: Roma alla tredicesima posizione e Venezia al secondo posto.
Venezia, inoltre, è invasa dai turisti ma fatica a trarre beneficio economico da questa presenza, poiché molti visitatori si limitano a brevi passaggi, consumando poco e lasciando poco valore sul territorio. Per questo negli ultimi anni il Comune ha sperimentato misure innovative, come il ticket di ingresso giornaliero, con lo scopo di regolare i flussi. Le presenze, però, restano elevate e nei mesi estivi si assiste a un vero e proprio assalto.
Non mancano proposte come quella di introdurre una tassa da 100 euro per chi visita Venezia in giornata. L’idea era stata lanciata da Setrak Tokatzian, presidente dell’Associazione Piazza San Marco, qualche settimana fa.
Venezia non è l’unica meta in Italia a soffrire la situazione. Anche nella zona delle Cinque Terre si è dovuto pensare a dei provvedimenti per combattere l’overtourism così come in Val Gardena. In particolare, la zona del Seceda quest’estate è stata rinominata recentemente la “Disneyland di montagna” per l’esperienza sempre più condizionata da code e selfie point.
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