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Il delfino Mimmo non vuole andar via da Venezia, ma è ferito

Un delfino si aggira da tempo tra le acque della laguna di Venezia ma purtroppo gli esperti hanno rilevato due profonde ferite sulla pinna dorsale

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Da tempo ormai Venezia ha un nuovo abitante inatteso ma amatissimo: Mimmo, il giovane delfino tursiope che si è stabilito nel Bacino di San Marco. I suoi tuffi eleganti tra le onde della laguna hanno conquistato residenti e turisti, che ormai lo considerano una sorta di mascotte cittadina. Quello che inizialmente sembrava un passaggio casuale si è trasformato, però, in una presenza costante ed ora sembra proprio non voler lasciare la città. L’animale, però, registrerebbe anche delle ferite e il suo rifiuto di abbandonare la laguna sta mettendo in allarme gli esperti.

Le ferite di Mimmo e le sue difficoltà nella laguna

Ha conquistato il cuore di veneziani e turisti Mimmo, il delfino tursiope (Tursiops truncatus), che nuota da settimane tra le acque della laguna. Nel corso degli ultimi avvistamenti, i ricercatori del CERT (l’unità dell’Università di Padova specializzata nello studio e nel soccorso di cetacei) hanno però rilevato due profonde ferite sulla pinna dorsale dell’animale. Sono segni evidenti di un impatto, quasi certamente causati dalle eliche delle imbarcazioni che viaggiano nel Bacino di San Marco. Quest’area, infatti, per Mimmo è ricca di pesce, ma allo stesso tempo è anche estremamente pericolosa.

Le acque del bacino sono piene di branzini e altre ottime prede per Mimmo ma questo è anche un rischio a causa delle numerose imbarcazioni. Proprio questo comportamento, infatti, espone il mammifero ai rischi maggiori: tra motoscafi, taxi, barche private e tour organizzati, Mimmo rischia in realtà la vita. Alcuni tour, poi, sono nati appositamente per “vedere il delfino da vicino” o, peggio ancora, per scattare selfie con il delfino. Nonostante l’ammonimento degli esperti che da tempo dicono di non avvicinarsi.

Il caso ha mobilitato cittadini ed esperti di settore. Quelle due ferite sulla dorsale stanno allarmando gli scienziati e a questo si somma lo stress provocato dal rumore dei motori. Sui social è nata la campagna “Salviamo il delfino!”, in cui si sottolinea come Mimmo non sia un’attrazione turistica, ma un animale che necessita di protezione. Si segnalano ormai numerosi episodi poco rispettosi, come persone che gli avrebbero lanciato una palla per giocare o barche che si avvicinano troppo.

Le operazioni per spingere il delfino verso il mare aperto

È stata così organizzata una riunione d’urgenza per tentare una soluzione: guidare Mimmo fuori dal Bacino di San Marco e riportarlo verso acque più tranquille e sicure. Sabato 15 novembre si è poi tenuta una grande operazione congiunta con l’intenzione di allontanare il delfino dalla laguna di Venezia. Sono stati utilizzati i pingers, ovvero dissuasori sonori immersi in acqua, del tutto innocui ma estremamente sgraditi ai tursiopi.

Le barche della Capitaneria, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia Locale, Protezione Civile e Guardia Costiera hanno lavorato con i ricercatori del CERT. Oltre ai pingers, hanno utilizzato tubi d’acciaio immersi in acqua e percossi ritmicamente, generando onde sonore capaci di disturbare il delfino e spingerlo verso il largo. L’operazione, almeno inizialmente, sembrava funzionare e Mimmo si è diretto verso il canale dell’Orfano.

Per diverse ore non ci sono state più segnalazioni della sua presenza, facendo sperare che avesse finalmente imboccato la via del mare aperto. Ma al calare della sera Mimmo è ricomparso nel Bacino di San Marco. Gli esperti però non demordono: il tentativo verrà ripetuto. La speranza è che, lentamente, Mimmo capisca che fuori dalla laguna c’è un ambiente più sicuro e più adatto.