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Locatelli vuole aprire un ristorante al Sud: nuovo menù in arrivo

Giorgio Locatelli valuta l'apertura di un ristorante nel Sud Italia con un nuovo menu che riflette territorio identita cucina italiana e mediterranea

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Il ritorno alle origini, per uno chef abituato a muoversi tra cucine e Paesi diversi, non è mai improvviso e Giorgio Locatelli ha lasciato intendere che una nuova fase è in arrivo, maturata lontano dai riflettori e legata a un’idea ancora in costruzione. Con l’avvio della nuova stagione di MasterChef, emerge una direzione chiara: lo sguardo si è spostato verso il Sud Italia.

Perché Giorgio Locatelli guarda al Sud Italia per il suo prossimo ristorante

Dopo oltre vent’anni trascorsi a Londra e una carriera costruita tra capitali gastronomiche e mete lontane, Locatelli ha iniziato a parlare dell’Italia come di un approdo possibile. Non una città, non un nome inciso su una mappa, ma un’area immaginata come spazio fisico e umano; un luogo in cui il tempo sembra scorrere con un passo diverso e dove il rapporto con la materia prima torna a essere diretto, quotidiano.

Nel corso degli anni, lo chef ha lavorato in contesti molto diversi tra loro: dalle Bahamas a Cipro, passando per esperienze istituzionali come quella alla National Gallery di Londra in ambienti che gli hanno imposto adattamento, ascolto e una continua negoziazione con il territorio. È proprio da questo percorso che nasce la spinta a ripensare il futuro, senza strappi ma con coerenza.

Come riportato su ‘Il Sole 24 Ore’, infatti, Locatelli ha dichiarato: “Adesso vorrei aprire nel Sud Italia. È lì che voglio tornare, mia moglie adora il calore della gente e la vita meno frenetica. Voglio aprire un progetto tutto mio”.

Lo chef ha aggiunto: “Vorrei avere più ferie, ne abbiamo decise dodici settimane e ne abbiamo fatte una. Nel Sud potrei almeno sentire il mare più spesso”.

A emergere non è l’idea di un ritorno celebrativo, ma quella di una sintesi. Locatelli guarda al Sud come a un luogo capace di accogliere tutto ciò che ha appreso altrove. Come ha spiegato: “L’Italia è la mia radice. Tutto quello che ho imparato nel mondo, dalla disciplina londinese al caos delle Bahamas, dalla multiculturalità di Cipro alla storia della National Gallery, vorrei riportarlo lì. Non per tornare indietro, ma per tornare avanti. Perché la cucina italiana vive quando rinasce”.

Come potrebbe essere il nuovo menù di Locatelli ispirato al Sud Italia e al Mediterraneo

Parallelamente all’idea di una nuova apertura, prende forma anche una riflessione sul menù. Non un semplice elenco di piatti, ma un racconto gastronomico che tenga insieme territori diversi, uniti da affinità climatiche, agricole e culturali. L’esperienza maturata a Cipro, in particolare, ha inciso su questa visione.

Nel suo lavoro recente, Giorgio Locatelli ha esplorato le somiglianze tra il Sud Italia e il Mediterraneo orientale, concentrandosi su ortaggi, formaggi, vini e preparazioni che condividono una stessa grammatica del gusto.

Lo chef ha chiarito il principio che guida questo approccio: “il territorio decide, e si creano nuove contaminazioni, l’Italia vince e si racconta anche se si deve reinventare”.

Anche la struttura dell’offerta gastronomica segue questa linea. Locatelli ha più volte espresso una preferenza per formule che lascino libertà al cliente, evitando percorsi troppo codificati: “Io non amo i menù degustazione  preferisco che ognuno scelga. Il piatto deve emozionarti, deve diventare tuo. Non puoi cucinare solo con la tecnica. Serve cuore”.

Accanto alla pratica quotidiana della cucina, resta centrale anche il tema della formazione e della trasmissione culturale. Per Locatelli, insegnare a cucinare significa diffondere un’idea di Italia che va oltre il prodotto.

Non a caso, tra le sue riflessioni più ampie, compare una domanda che riassume questa visione: “Cosa c’è di più potente, educativo, inclusivo e profondamente italiano che insegnare ai bambini a cucinare un piatto che parla da solo, che si può portare ovunque, che unisce e non divide, e che racconta al mondo che il Made in Italy non è solo un marchio, ma un modo di vivere?”.

Il progetto al Sud, se e quando prenderà forma, si inserirà in questa traiettoria, come nuova tappa di un percorso che continua a evolversi, seguendo il ritmo dei luoghi e delle persone che li abitano.