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Feste abusive davanti alle aree protette a Porto Cesareo: il caso

Feste abusive davanti alle aree protette di Porto Cesareo, scoppia il caso: organizzati dei veri e propri party dai proprietari di imbarcazioni

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Porto Cesareo, Puglia

A Porto Cesareo, nel mare che si trova di fronte alle aree protette davanti l’Isola dei conigli e la penisola della Strea, sono andate in scena feste abusive che hanno visto partecipare diverse imbarcazioni ormeggiate a semicerchio, in una zona dove è vietata qualsiasi pratica da parte dei diportisti.

Feste abusive davanti alle aree protette di Porto Cesareo: il caso

Come si legge su ‘Repubblica’, quelli che sono già stati ribattezzati “rave”, hanno riguardato un’area protetta del Salento: l’appuntamento arrivava con il passaparola su gruppi WhatsApp dedicati, all’inizio composti da pochi aderenti ma cresciuti con il passare del tempo.

Quando si raggiungeva un numero adeguato, gli organizzatori procedevano a fissare la data e l’orario della festa in mare. Le imbarcazioni, al momento stabilito, si ritrovavano ormeggiate a schiera in mare, formando una sorta di recinto sull’acqua: da qui inizio alla festa abusiva con musica a tutto volume e drink.

Gli uomini della Capitaneria di Porto di Gallipoli, alla fine del mese di agosto del 2025, avrebbero effettuato una prima serie di controlli, in seguito ad alcune segnalazioni arrivate: inizialmente hanno invitato bonariamente i proprietari delle imbarcazioni ad allontanarsi dall’area protetta, ricevendo però reazioni definite scomposte e in alcuni casi maleducate.

I diportisti, probabilmente, pensavano di poter agire in una sorta di “zona d’ombra”, dove non sempre è facile individuare con precisione cosa è lecito e cosa no. Nel frattempo è stato aperto un fascicolo, coinvolte le forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Carabinieri e Capitaneria di Porto.

Per andare in fondo alla storia delle feste abusive, sarebbero stati utilizzati anche dei droni e degli scooter d’acqua: tra le azioni messe in atto si segnala la verifica delle patenti nautiche dei proprietari delle imbarcazioni. A essere coinvolti sarebbero circa cento diportisti.

L’area naturale marina protetta di Porto Cesareo è stata istituita nel 1997 con un decreto del Ministero dell’Ambiente: a Nord è delimitata da Punta Prosciutto, mentre a Sud da Torre Inserraglio. Divisa in tre zone a diverso regime di protezione (riserva integrale, riserva generale e riserva parziale) si estende per sette chilometri sulla costa.

La richiesta del daspo

In merito alle feste abusive nel mare dell’area protetta di Porto Cesareo, ‘Repubblica’ ha riportato l’intervento di un rappresentante di Globoconsumatori, il quale gestisce una pagina social che documenta quanto succede nella penisola cesarina: “Siamo preoccupati perché mancano gli strumenti per contrastare fenomeni come questo, prova ne sia che davanti all’intervento delle Forze dell’Ordine, ci sia stata persino resistenza di maleducati. Evidentemente si sentono impuniti”.

Nel post social è stato chiesto l’intervento dell’europarlamentare Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, e dei primi cittadini delle località vicine della Puglia per mettere fine a questa situazione e valutare anche la possibilità di istituire il daspo per allontanare chi si comporta in maniera inadeguata: “Chiediamo con forza ad Antonio Decaro e ai sindaci delle località turistiche di valutare a dotare la Puglia di un regolamento per istituire il daspo anche per i turisti cafoni”.

Il daspo urbano per combattere il turismo cafone è una questione di grande attualità: alla fine del mese di agosto del 2025, per esempio, il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si è detto favorevole a istituire “strumenti normativi che prevedano anche il daspo per chi viola il decoro dei nostri luoghi di villeggiatura in modo pesante, ripetuto, e con palese disprezzo degli operatori e della comunità locale”.