Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Allarme ristoranti in Italia: cosa sta succedendo

La ristorazione italiana sta affrontando alcune difficoltà dato che il 2024 ha visto segnare un saldo negativo tra apertura nuovi locali e chiusure

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Allarme ristoranti

Il mondo della ristorazione italiana è da sempre uno dei settori più identitari del Paese anche se oggi sta attraversando una fase di grande incertezza. Il 2024 ha portato con sé un doppio primato che, più che un paradosso, fotografa un cambiamento profondo: da un lato, i consumi fuori casa hanno registrato il valore più alto dal periodo pre-pandemia, con oltre 96 miliardi di euro spesi dagli italiani nei bar, ristoranti e locali. Dall’altro, però, mai come quest’anno si è registrato un saldo così negativo tra nuove aperture e chiusure nel settore. A dirlo è il report dell’Osservatorio Ristorazione, prodotto da RistoratoreTop, che ha incrociato i dati ufficiali delle Camere di Commercio (Movimprese) con quelli interni alla Fipe.

I numeri sul mondo della ristorazione italiana

Nel 2024, le attività registrate alle Camere di Commercio nel settore della ristorazione sono scese per il quarto anno consecutivo. ‘Ansa’ riporta i dati dell’Osservatorio Ristorazione dove si segnala che il calo, rispetto al 2023, è dell’1,26%, pari a 4.903 attività in meno. In totale, le imprese attive oggi sono 382.680, mentre quelle effettivamente operative sono 327.850.

Ma il dato più allarmante, riporta sempre ‘Ansa’, è il saldo tra aperture e chiusure: a fronte di 10.719 nuove aperture, ci sono state 29.738 cessazioni, per un saldo negativo di -19.019 imprese. Un record negativo che batte quello, già grave, del 2023 quando il bilancio è stato di -17.693 attività. Inoltre, il  numero delle chiusure fa riflettere, specie se si considera che stiamo parlando del peggior dato degli ultimi dieci anni.

Guardando nel dettaglio alle province italiane si scopre che Roma è maglia nera per numero di ristoranti chiusi. Il 2024 ha fatto segnare -495 locali. A Bologna, invece, si registra il peggior dato in percentuale rispetto al totale, con un calo del 3% in un solo anno. Va meglio al Sud, dove Palermo e Napoli registrano un saldo positivo, seguite da Firenze.

Secondo l’Osservatorio Ristorazione la crisi di questo settore è dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi. Dopo la fine delle restrizioni dovute dalla pandemia, infatti, è cominciata la Guerra di Ucraina che ha portato nuovi aumenti. Secondo il report, i ristoratori hanno alzato i listini di circa il 6% nel solo 2023. Un rincaro legato all’inflazione e all’aumento dei costi fissi. In particolare il caro energia, ma anche l’aumento del costo delle materie prime, degli affitti e del costo del lavoro. Questi aumenti, però, purtroppo hanno portato alla chiusura di migliaia di locali, spesso gestiti da piccoli imprenditori.

Le parole dell’Osservatorio Ristorazione

A commentare i dati sul settore ristorazione è Lorenzo Ferrari, presidente dell’Osservatorio Ristorazione e amministratore di RistoratoreTop. Le sue parole riportate su ‘Ansa’: “La ristorazione italiana sta attraversando una crisi strutturale, caratterizzata da una forte sfiducia da parte degli imprenditori”. Secondo Ferrari, l’aumento dei costi e la pressione fiscale non sono gli unici fattori critici. Sta cambiando anche il comportamento dei clienti, spiega sempre Ferrari: “Mangiare al ristorante sta diventando sempre più un lusso per la maggior parte degli italiani.”

Questo è dimostrato anche dall’alto numero di ristoranti stellati nel nostro paese. Il rischio, spiega ancora Ferrari, è quello di una selezione del mercato dove sopravvivono solo le realtà di alto livello o quelle che riescono ad attrarre turisti e clienti premium. Ma così si rischia di perdere piccole trattorie, locali di quartiere e cucine familiari che rappresentano un patrimonio culturale unico.