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Dengue, West Nile e Chikungunya in Italia: le zone più a rischio

Dengue, West Nile e Chikungunya, scatta l'allarme zanzare in Italia: ecco le differenze tra queste malattie e quali sono le aree più a rischio

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Una zanzara

Dengue, West Nile e Chikungunya: sono diverse le segnalazioni registrate in Italia di queste malattie che si trasmettono all’uomo attraverso le zanzare. Gli esperti non parlano di emergenza, ma l’allarme è abbastanza alto per via di alcuni casi recenti.

Dengue, West Nile e Chikungunya: allarme zanzare in Italia

Le tre malattie hanno dei punti in comune e delle differenze. Per Dengue e Chikungunya la responsabile è la zanzara di genere Aedes, chiamata zanzara tigre che si è diffusa in Italia agli inizi degli anni Novanta, quando arrivò a Genova insieme a un carico di copertoni provenienti dagli Stati Uniti d’America.

Il virus West Nile, invece, viene trasmesso da un’altra zanzara, il tipo Culex: in questo caso non c’è trasmissione da uomo a uomo e i serbatoi virali sono anche gli uccelli.

Del virus West Nile ha parlato ai microfoni di ‘Adnkronos’ Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del Ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele, eletta una delle migliori università d’Italia secondo il Times Higher Education World University Rankings 2025:

“La febbre West Nile è una malattia provocata da un virus veicolato da zanzare, come la Dengue, anche se le dinamiche di diffusione sono diverse. Mentre per la Dengue il ciclo è uomo-zanzara tigre-uomo, per il West Nile i serbatoi sono gli uccelli e il vettore è la zanzara comune che infetta l’uomo pungendolo. Gabbiani e cornacchie in città potrebbero influire sull’epidemiologia di alcune malattie infettive, ma fortunatamente per ora nelle città non si riscontrano problemi e non è detto che accada mai”.

Lo stesso Rezza ha spiegato che “le serie storiche degli ultimi anni mostrano un aumento dei casi ad agosto e poi una tendenza alla diminuzione già a partire da settembre. Non è una regola, è ciò che abbiamo osservato e non è detto che possa essere rispettato anche quest’estate, considerando i cambiamenti climatici e l’anticipo delle ondate di caldo”.

Le zone più a rischio

Secondo uno studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler e dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero della Salute e le Regioni e Province Autonome, pubblicato su ‘Nature’, sono diversi i fattori che contribuiscono alla diffusione di malattie come Dengue e Chikungunya: oltre alle zanzare che fanno da vettori, ci sono anche i viaggi e il cambiamento climatico.

Un mix che aumenta il rischio di trasmissione anche in Italia di due virus che una volta erano confinati ai tropici, mentre adesso sono presenti nel nostro Paese: basti pensare che dal 2006 al 2023 si contano più di 1.400 casi importati di Dengue e 142 di Chikungunya.

Le zone più a rischio sono le coste e le periferie urbane, dove la zanzara tigre riesce a insediarsi molto più facilmente. Il periodo più critico dell’anno è quello che va da luglio a settembre, anche se nelle Regioni del Sud la presenza di zanzare può protrarsi anche fino a novembre.

I Paesi da cui arrivano i contagi sono soprattutto la Thailandia, l’India, il Brasile e Cuba. Per quanto riguarda la West Nile, “I dati nazionali non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni – ha spiegato Rezza – ma si nota un’estensione dei focolai che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al Centro Sud come la Provincia di Latina, l’area di Anzio/Nettuno e la provincia di Caserta, rispetto alla Pianura Padana”.