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"La piazza non è un campo da calcio", esplode la protesta a Roma

La disputa su piazza Franco Califano a Roma nasce da un cartello che vieta il calcio ai ragazzi e vede famiglie residenti e istituzioni contrapposti

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Roma divieto calcio piazza Califano

Negli ultimi giorni un cartello comparso a Roma ha acceso un dibattito tra residenti, famiglie e istituzioni. Al centro della polemica c’è piazza Franco Califano, nel quartiere Casale Nei, dove la convivenza tra chi chiede spazi di gioco e chi rivendica tranquillità ha creato tensioni: la scritta affissa ha infatti riportato in primo piano il tema, da sempre delicato, di come le aree pubbliche vengano vissute dai cittadini.

Perché piazza Franco Califano è finita al centro delle controversie a Roma

La piazza è stata dedicata al cantautore scomparso nel 2013 e l’intitolazione era nata su iniziativa del consigliere comunale Fabrizio Santori, con l’appoggio del Campidoglio e della Fondazione Franco Califano, guidata dal presidente Antonello Mazzeo insieme all’associazione “Le Officine della Musica”.

Proprio in questo spazio, tuttavia, è apparso uno striscione che ha sollevato polemiche. Infatti recita testualmente: “Questa piazza non è un campo sportivo o un luogo dove poter gridare e fare come se gli altri non esistessero. Il disturbo della quiete pubblica è reato”.

Famiglie e comitati si sono confrontati a distanza, riportando alla luce diverse questioni: la carenza di aree attrezzate per i bambini e la difficoltà di gestione di spazi condivisi in quartieri densamente abitati. Un caso analogo è avvenuto anche a Olginate, in provincia di Lecco, dove è stato imposto il divieto di giocare a pallone in piazza con multe fino a 600 euro.

Il dibattito tra famiglie e residenti sul gioco dei bambini in piazza

Le famiglie hanno espresso il proprio malcontento, sostenendo che non esistono alternative per i più piccoli. Come riportato su ‘RomaToday’, una madre ha osservato: “Vorremmo sapere questi bambini che cosa dovrebbero fare nei loro pomeriggi liberi, dove potrebbero andare a giocare visto che non c’è uno spazio idoneo. L’unico posto usufruibile è il parco Amato, ma lì non c’è la possibilità di poter giocare a calcio. Di certo non possono stare ‘sbattuti’ al centro commerciale”.

Sulla stessa linea un padre, che ha dichiarato: “Parliamo di ragazzini di dieci anni. Dispiace che qualcuno abbia anche speso dei soldi per veicolare il proprio disappunto, ma nessuno ha il potere di vietare a dei bambini di giocare. La piazza è uno spazio pubblico, l’unico del quartiere tra l’altro”.

Ma non tutti i residenti condividono questa posizione. Carlo De Marco, del comitato Insieme per Casale Nei, ha spiegato: “Viviamo in un municipio in cui ci sono cittadini di serie A e serie B. Abbiamo questa piazza che è un cul de sac tra i palazzi, che fa da cassa di risonanza. Qualsiasi rumore derivante dall’utilizzo improprio dello spazio, tra partite di calcio, monopattini e strilli, rimbomba all’interno delle case”.

E ha proseguito: “La piazza, così come il parco Amato, è totalmente abbandonata ed è alla mercé di ragazzi che soprattutto la sera tardi, e anche di notte, giocano a calcio, fanno cori. Piccole risse. La staccionata è stata divelta. Abbiamo chiesto di sottoscrivere un patto di collaborazione per aprire e chiudere la piazza, occuparci della manutenzione ordinaria ma la proposta non è mai andata avanti. Ad oggi questa situazione ci crea grandi problemi, tutte le sere vengono chiamate le forze dell’ordine e siamo costretti a fare degli esposti”.

A chiudere il cerchio è intervenuto anche il municipio. L’assessore alle politiche ambientali del III Municipio, Matteo Zocchi, ha ricordato che esiste già da tempo una proposta per affidare l’area, compresa la piazza, a un soggetto che ne curi apertura e chiusura.

Ha inoltre aggiunto che “il municipio ribadisce la totale disponibilità a risedersi a tavolino per concludere l’iter. Sul territorio sono state fatte altre adozioni che stanno funzionando proficuamente, siamo sicuri che con buona volontà si possa portare a casa anche questa”.