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Cucina Italiana Patrimonio Unesco: il piatto simbolo per Bottura

La cucina italiana diventa patrimonio Unesco e Massimo Bottura racconta il suo piatto simbolo legato a tradizioni, gesti e memoria culturale

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

La decisione è arrivata lontano dall’Italia, ma parla profondamente italiano: cucina italiana patrimonio Unesco, rito collettivo, identità culturale sono le parole chiave di un riconoscimento atteso da anni, che segna l’inizio di una nuova fase nel racconto del Paese. Non è stato premiato un piatto iconico né una tecnica codificata, ma un modo condiviso di vivere il cibo e trasmettere saperi. Da qui nasce una domanda centrale: se la cucina italiana è un patrimonio collettivo, quale piatto ne rappresenta davvero il significato?

Qual è il piatto simbolo della cucina italiana secondo Massimo Bottura

Il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, ha deliberato all’unanimità l’inserimento della cucina italiana tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima volta che una cucina nazionale viene riconosciuta nella sua interezza, come sistema culturale e sociale, e non attraverso singole pratiche o prodotti.

Nel dibattito seguito al riconoscimento Unesco, una delle voci più ascoltate è stata quella di Massimo Bottura. Lo chef modenese ha ricondotto il valore della cucina italiana non a un canone rigido, ma a una pluralità di tradizioni locali che convivono e dialogano.

Nella sua intervista al ‘Corriere della Sera’, Bottura ha affermato che “la cucina italiana non esiste come modello unico, codificato, come la cucina francese. Esiste come costellazione di cucine, di territori, di dialetti, di gesti tramandati a voce più che su carta. Ed è esattamente questa la sua forza. L’Italia non è una lingua sola, ma cento lingue che si capiscono a tavola. Ma il messaggio è comune: rispetto per l’ingrediente, centralità del gesto, convivialità. L’Unesco non ha riconosciuto un ricettario, ma un rito collettivo.”

È all’interno di questa visione che Massimo Bottura ha individuato un piatto capace di sintetizzare l’identità della cucina italiana. “Il tortellino! Un gesto antico che continua a vivere perché viene condiviso.”

Lo chef ha proseguito: “Oggi non sono solo le nonne a custodirlo, ma anche i ragazzi del “Tortellante” (un laboratorio terapeutico e formativo dedicato a giovani nello spettro autistico, sostenuto dallo chef modenese, ndr): mani nuove che tengono viva una tradizione millenaria, trasformandola in inclusione, lavoro, dignità. In quel gesto ripetuto c’è tutto: memoria, comunità, futuro. La cucina italiana sta lì: in una tradizione che non si conserva, ma si pratica insieme.”

Perché il riconoscimento Unesco cambia il futuro della cucina italiana

Bottura ha sottolineato che “gli chef hanno riletto le ricette della memoria, hanno dato valore agli ingredienti poveri, hanno messo al centro il territorio e la biodiversità. Così hanno acceso i riflettori internazionali su ciò che esisteva da sempre nelle case, nei campi, nei mercati. Ma il riconoscimento Unesco non nasce nei ristoranti stellati. Nasce nelle famiglie, nei borghi, nei Refettori e nei progetti sociali. L’alta cucina ha avuto il compito e la responsabilità di tradurre quella cultura in un linguaggio contemporaneo e comprensibile a livello global.”

La notizia è stata vissuta dallo stesso Bottura come un momento di riflessione più che di celebrazione, e ha raccontato che “è stata un’emozione intima, quasi sommessa, la notizia di questo riconoscimento. Ho sentito gratitudine per chi mi ha trasmesso i gesti e responsabilità verso ciò che ora siamo chiamati a custodire. Sapere di aver contribuito a questo percorso non da solo, ma come parte di un grande ‘noi’, è la gioia più grande”.

Alla base del riconoscimento, ha ricordato, c’è una consapevolezza condivisa: “l’Unesco ha riconosciuto ciò che noi sappiamo da sempre: che la cucina italiana è un rito collettivo e uno dei modi più potenti che abbiamo per raccontare chi siamo”.

Il passaggio successivo riguarda le responsabilità future e Bottura ha indicato la necessità di “aumentare gli investimenti per la tutela della biodiversità e l’agricoltura sostenibile, così da valorizzare quei piccoli produttori, casari, vignaioli, pescatori, che custodiscono il nostro patrimonio”, insieme a una spinta decisa sulla formazione e a un impatto strutturale sul turismo enogastronomico.