La foresta fossile unica al mondo: Dunarobba
Ad Avigliano, vicino a Todi, si trova un reperto naturale unico al mondo: un'intera foresta di alberi fossili, con tronchi di oltre un metro di diametro, perfettamente conservati
La foresta di Dunarobba, un monumento naturalistico unico al mondo, è composta da conifere di genere Taxodion, una specie molto simile all’odierna sequoia sempervirens, alberi imponenti che potevano raggiungere i 30 metri di altezza che crescevano in un clima temperato ma caldo-umido.
Questi alberi, oggi estinti, sono vissuti oltre 3 milioni di anni fa, nell’era Cenozoica, e precisamente nel Pliocene superiore.
All’epoca sugli attuali Appennini, fra i Monti Amerini, vi era un ampio lago, detto Lago Tiberino, che copriva quasi tutta l’odierna Umbria formando grandi acquitrini e paludi in cui vivevano molte specie vegetali e in cui passeggiavano i mammut ed altri animali oggi estinti.
Lo stato di conservazione dei circa cinquanta tronchi che formano la foresta fossile, ancora costituiti del legno originario, ha permesso di studiare sia il legno che i pollini, i frutti e le impronte delle foglie che hanno portato alla sicura identificazione delle piante.
Questi colossi di legno dovevano già avere diversi secoli, quando morirono, ben 2 milioni di anni fa, a causa degli sconvolgimenti climatici dell’epoca: il mare si stava abbassando e nuove terre stavano emergendo. Il modificarsi del paesaggio causò l’apertura di un varco, la scomparsa dell’immenso lago e così l’estinzione della foresta di Dunarobba.
Vi sono diverse caratteristiche della foresta fossile di Dunarobba che la rendono un ritrovamento unico nel suo genere: innanzitutto, caso unico al mondo, gli alberi si sono fossilizzati in posizione eretta, con le radici piantate ancora saldamente nel paleosuolo e soprattutto il legno non si è pietrificato durante il processo di fossilizzazione, ma ha mantenuto la sua struttura, rendendone più facile lo studio.
Probabilmente la fossilizzazione è avvenuta per un processo simile alla mummificazione, perchè i tronchi sono stati coperti dall’argilla e quindi si sono praticamente essiccati e disidratati senza subire modificazioni chimiche. In moltissimi altri casi la fossilizzazione causa la pietrificazione dei materiali organici originali o comunque drastici cambiamenti chimici dovuti ad elementi, contenuti nella terra che ricopre il sito.
La foresta fossile di Dunarobba venne però alla luce solo negli anni ’70, per un caso fortuito, come spesso avviene per i ritrovamenti archeologici: gli scavi effettuati nella cava d’argilla di una fabbrica di mattoni portarono alla luce questi straordinari resti. Anche se fin dagli anni ’50 l’economia della zona si è retta su una importante miniera di lignite, cioè carbone fossile.
Negli anni ’90 presso la foresta fossile di Dunarobba è sorto un centro di ricerche di paleontologia vegetale. Quest’ultimo si occupa sia di studiare gli straordinari reperti rinvenuti sia di gestire l’accoglienza dei visitatori, le visite guidate e gli incontri didattici con le scuole.
Il centro ospita anche una ricostruzione della foresta come doveva essere oltre 2 milioni di anni fa, con la fauna che probabilmente la abitava.
Presso il centro si trova anche un piccolo museo con fossili animali e vegetali ritorvati nelle zone limitrofe che aiutano a dare nuove informazioni sulle specie che vivevano in Italia centrale nell’era Cenozoica.
Il centro organizza anche laboratori di paleobotanica e archeologia per le scuole primarie del territorio.
La foresta fossile di Dunarobba è visitabile, a pagamento, negli orari di apertura del centro, solo tramite visita guidata. Essendo un sito all’aperto le aperture sono maggiori nel periodo estivo, sia per la maggiore durata della luce naturale sia per fare fronte al maggiore afflusso di turisti.
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