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Ristoranti senza musica, le reazioni alla proposta di Piovani

Il dibattito sulla proposta di Nicola Piovani di eliminare la musica nei ristoranti divide chef e ristoratori italiani tra favorevoli e contrari

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Un dibattito acceso ha investito la ristorazione italiana dopo l’intervento di Nicola Piovani, premio Oscar: il compositore ha criticato la diffusione della musica di sottofondo nei locali, ritenendola un “ascolto passivo” che limita la convivialità. La proposta di creare spazi riconoscibili e privi di note ha sollevato immediate reazioni da parte di chef e ristoratori, divisi sul ruolo che la musica gioca nell’esperienza a tavola.

Perché Piovani vuole ristoranti senza musica

La polemica più recente legata a Nicola Piovani riguarda la sua dura critica alla diffusione della musica di sottofondo nei locali pubblici, considerata un “malcostume” e una “mancanza di rispetto” verso le opere musicali e chi le ha create. Secondo il compositore, i brani ridotti a semplice rumore ambientale vengono privati del loro valore autentico, che richiede concentrazione e ascolto.

Piovani aveva già sollevato la questione nel 2016, ma oggi il suo appello ha trovato nuova eco. Lo ha ribadito in un intervento su ‘La Repubblica’, osservando come in dodici anni la situazione non sia migliorata, anzi: l’uso delle playlist è diventato più invasivo e onnipresente.

Piovani ha suggerito di creare un sistema di riconoscimento per i ristoranti senza musica, così da permettere a chi lo desidera di scegliere consapevolmente. Come riportato su ‘La Repubblica’, ha dichiarato: “Chiedo: sarebbe troppo sperare che i locali senza tappeti musicali, ce ne sono, fossero segnalati, raggruppati nell’informazione?”

L’idea prevede perfino l’introduzione di un simbolo nelle guide e nei portali online: “Se sul sito fossero contraddistinti come locali “SMS” Senza Musica di Sottofondo? (o “music free” per chi è più trendy.) Potremmo introdurre il simbolo nelle guide, facilitare la ricerca telematica, che ci aiuterebbe a saltare i locali musicarelli, nel rispetto di tutti. Perché in democrazia la sacrosanta maggioranza decide. Ma il sale della democrazia è anche il rispetto delle minoranze”.

Come hanno reagito gli chef alla proposta di Piovani

Le parole del compositore hanno generato una serie di reazioni raccolte da ‘Il Gusto’. La maggioranza dei cuochi e degli operatori coinvolti si è detta in disaccordo con l’idea di eliminare del tutto la musica dai locali.

Tra i primi a intervenire c’è stata Livia Iaccarino, proprietaria del ristorante stellato Don Alfonso 1890 a Sant’Agata sui Due Golfi. Come riportato su La Repubblica, ha sottolineato che “La musica in un ristorante non è da sottovalutare, è una cosa molto seria. Noi abbiamo fatto fare uno studio ad hoc da un musicologo e un musicoterapista e abbiamo scoperto che ci sono tante sfumature che vanno gestite con attenzione e cultura. Per esempio vanno ben considerati gli orari per diversi tipi di sottofondo”.

Un approccio simile è stato espresso da Cristina Bowerman, chef di Glass Hostaria a Roma, che ha difeso la possibilità di scegliere brani mirati, che ha spiegato: “Cambio spesso le playlist e ognuna è pensata con attenzione a seconda dei momenti e delle situazioni, per esempio con una musica piu movimentata all’inizio della serata, un’altra per un’occasione, un evento, San Valentino, Natale…”.

Anche il maitre Matteo Zappile, per anni al timone del servizio del bistellato ‘Il Pagliaccio, ha espresso la sua contrarietà, che ha dichiarato: “Non sono affatto d’accordo con Piovani. Io non toglierei la musica”.

Dal versante toscano, Valeria Piccini, del ristorante Da Caino, ha ribadito l’importanza delle note in sala: “Un ristorante senza musica non so se mai lo vorrei, mi piacciono tutti i suoni anche delle conversazioni, non le serate in silenzio”.

Un punto di vista più moderato arriva da Paolo Gori, della Trattoria Da Burde a Firenze, che ha ammesso di non avere musica in un locale, ma non per scelta ideologica: “Io non la demonizzerei, ripeto, a volte può fare una giusta compagnia“.

Infine, Andrea Alfieri, oggi al Boutique Hotel Majestic di Madonna di Campiglio, ha sottolineato l’utilità del sottofondo anche per mascherare i rumori di servizio: “Il ‘tutto silenzio’ no, non lo vedo indicato. Perché? Perché molte volte la musica aiuta anche a coprire i rumori del servizio, piatti, posate eccetera. Che non sono piacevoli da sentire per un commensale”.

La discussione resta aperta: da un lato la visione di Piovani, che auspica luoghi di silenzio e convivialità, dall’altro il parere di gran parte dei ristoratori, che vedono nella musica uno strumento per arricchire l’esperienza dei propri ospiti.