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Le tasse sui cani stanno facendo litigare le Regioni italiane

In alcune regioni italiane l'introduzione di nuove tasse o contributi per gli attuali possessori di cani e i veterinari sta facendo molto discutere

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Le tasse sui cani

Nelle ultime settimane diverse proposte di nuove tasse e contributi per i proprietari di animali hanno creato tensioni, specialmente in alcune regioni italiane. Sicilia e Alto Adige sono i territori in cui, più che altrove, il confronto sul tema è diventato acceso in merito alle nuove tasse sui cani. Da un lato c’è chi sostiene la necessità di responsabilizzare i proprietari e finanziare i servizi pubblici legati alla cura degli animali; dall’altro chi denuncia l’ennesima tassa a carico dei cittadini più virtuosi, quelli che mettono il chip e seguono le regole.

La nuova tassa in Sicilia per i proprietari di cani

La possibile entrata in vigore di nuove tasse per i proprietari di cani nell’ultimo periodo è un argomento finito al centro di un acceso dibattito politico. In Sicilia la questione si è accesa con il Decreto assessoriale n. 1166 del 22 ottobre, con cui la Regione ha introdotto un “Contributo di solidarietà” per tutti i proprietari di cani registrati. Il provvedimento avrebbe come obiettivo la prevenzione degli abbandoni e la tutela degli animali.

Secondo il deputato regionale del Pd Nello Dipasquale la nuova tariffazione potrebbe, però, produrre effetti contrari a quelli desiderati. Il ‘Corriere della Sera’, infatti, riporta le parole del deputato sul provvedimento in questione: “Aumentare i costi per l’iscrizione all’anagrafe canina, per i passaggi di proprietà e perfino per le cucciolate potrebbe disincentivare le registrazioni, incrementando così il numero di animali non identificati.”

Secondo Dipasquale, quindi, la decisione di aumentare i costi per l’iscrizione all’anagrafe canina rischierebbe di disincentivare le registrazioni, spingendo molti proprietari ad aggirare la norma. Anche i veterinari liberi professionisti dovrebbero versare una somma per ogni operazione di registrazione, quota che poi verrebbe scaricata sul costo finale per il proprietario. Per il parlamentare Pd bisognerebbe piuttosto ragionare su agevolazioni per chi adotta dai rifugi.

Il caso Alto Adige: la tassa sui cani e il test del DNA obbligatorio

Mentre in Sicilia il dibattito è ancora aperto, in Alto Adige la polemica è esplosa ma sembra anche già rientrata. La Provincia di Bolzano aveva ipotizzato una tassa annuale per i residenti proprietari di cani, circa 100 euro l’anno. Ad aggiungersi a questa anche una tassa di soggiorno aggiuntiva per i turisti con animali, pari a 1,5 euro al giorno. Una cosa che ha stupito molti dato che l’orientamento è quello di un turismo sempre più pet-friendly con cani che ora possono viaggiare in cabina. 

L’obiettivo dichiarato era quello di coprire i costi di pulizia delle strade e mantenere maggiore decoro urbano. Secondo quanto riporta sempre il ‘Corriere della Sera’, la proposta ha generato un’immediata tempesta politica. L’assessore Luis Walcher, promotore dell’iniziativa, è stato costretto a ritirarla dopo la dura reazione di Fratelli d’Italia, che ha risposto con una provocatoria controproposta: introdurre un contributo per il possesso delle mucche.

Hanno protestato anche le associazioni animaliste, parlando di un ingiustificato accanimento contro i proprietari responsabili. Pur avendo ritirato la tassa, l’Alto Adige mantiene però una misura molto discussa: l’obbligo della profilazione genetica dei cani tramite test del DNA, allo scopo di identificare i proprietari che non raccolgono le deiezioni.

Una norma ambiziosa, ma finora poco efficace: meno della metà dei proprietari ha eseguito il test, rendendo così il sistema non perfettamente funzionante. La creazione di una banca regionale del DNA è prevista anche dalla normativa siciliana. In questo caso, però, lo scopo non sarebbe quello di sanzionare i proprietari che non raccolgono le deiezioni dei propri animali ma di rafforzare il controllo sul randagismo.