La storia della villa maledetta del delitto dell'Olgiata a Roma
La storia della villa maledetta del delitto dell'Olgiata: le disavventure degli inquilini della casa dove venne uccisa la contessa Filo della Torre

La storia della villa maledetta del delitto dell’Olgiata: le disavventure di chi ha abitato nella casa romana dove avvenne l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre.
La villa maledetta del delitto dell’Olgiata: la storia
Il ‘Corriere della Sera’ riferisce che la villa del delitto dell’Olgiata è tornata nuovamente in vendita, nonostante l’ultima asta fosse stata aggiudicata, perché l’inquilina che dove trasferirsi è deceduta, facendo svanire anche il progetto di acquisto e ristrutturazione.
Continua, dunque, quella sorta di “maledizione” legata alla villa dell’Olgiata dove venne uccisa la contessa Alberica Filo della torre. Le varie disavventure dell’abitazione sono state raccontate dal figlio di Alberica e del marito Pietro, Manfredi Mattei, il quale anni fa ha ceduto le società che detenevano le quote della villa:
“La prima azienda farmaceutica, negli anni Novanta, è finita in guai finanziari e giudiziari. Poi abbiamo avuto lo show room di Trussardi, famiglia segnata dalla schianto in Ferrari di Francesco Trussardi. L’ambasciata del Mali era da noi quando lì scoppiò la guerra civile. All’ambasciatore del Kazakistan, invece, arrivò un mandato d’arresto”.
Nei ricordi di Manfredi c’è anche quello di Luis Alberto, centrocampista spagnolo della Lazio che si infortunò quando abitava nella villa dell’Olgiata e confessò che se avesse saputo del delitto, non avrebbe scelto l’immobile:
“Il calciatore della Lazio Luis Alberto si infortunò mentre abitava lì. Si arrabbiò quando gli riferirono la storia della casa, non sapeva del delitto, ci disse che avremmo dovuto informarlo perché sapendo avrebbe rinunciato. Alla fine rimase, il contratto era vincolato e ormai aveva dato il deposito”.
Sull’ultima inquilina, una russa, Manfredi ha raccontato: “Anche lei sfortunata, era da noi quando è scoppiata la guerra con l’Ucraina e non poteva più pagare, le hanno congelato tutto”.
La morte di Alberica Filo della Torre
La villa dell’Olgiata si trova incastonata nel verde: 866 metri quadrati distribuiti su tre piani. La fisionomia dell’immobile è inconfondibile e venne forgiata da Alberica Filo della Torre che curò tutto, anche i lampioncini in ferro battuto situati lungo il vialetto d’ingresso.
La morte della contessa avvenne il 10 luglio del 1991: la donna venne trovata senza vita nella sua camera da letto, colpita alla testa, strangolata e avvolta in un lenzuolo insanguinato. Le indagini iniziali furono complicate da diversi fattori e la grande risonanza mediatica dell’omicidio non facilitò di certo le cose.
Il caso è rimasto irrisolto per venti anni, fino a quando nel 2011 la prova del DNA identificò il colpevole in Manuel Winston Reyes, uomo di origine filippina laureato in ingegneria navale che svolgeva la mansione di domestico alle dipendenze della famiglia. Reyes confesò l’accaduto e il processo con rito abbreviato lo vide condannato alla pena di 16 anni di reclusione: ottenne la libertà dopo dieci anni grazie alla buona condotta e agli sconti di pena.
Alberica Filo della Torre era nata a Roma il 2 aprile 1949: apparteneva al ramo dei conti di Torre Santa Susanna della nobile famiglia napoletana Filo, ed era stata sposata in prime nozze con don Alfonso de Liguoro dei principi di Presicce. Il matrimonio venne poi dichiarato nullo dalla sacra rota, e in seconde nozze nel 1981, sposò l’imprenditore ed ex amministratore delegato della Vianini, Pietro Mattei. Madre di due figli, Manfredi e Domitilla, la contessa venne uccisa all’età di 42 anni.
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