Spiaggia vietata ai bambini, il caso a Milano Marittima
Sta facendo discutere quanto successo a Milano Marittima dove un papà si è visto negare l'accesso a uno stabilimento perché vietato ai bambini
Milano Marittima, frazione di Cervia in provincia di Ravenna, è una delle località balneari più gettonate e famose della Riviera romagnola. Conosciuta per la sua spiaggia dorata, le pinete secolari e i locali di tendenza, da decenni rappresenta una meta privilegiata per famiglie e giovani.
Negli ultimi giorni, però, la località è finita al centro di un caso mediatico che ha fatto discutere non solo i turisti ma anche le istituzioni locali. Il caso riguarda un papà che si è visto negare l’ingresso a uno stabilimento balneare perché la struttura in questione sarebbe vietata ai bambini.
Vietato ingresso ai bambini: il caso a Milano Marittima
Questi ultime giornate di vacanza al mare rischiano di essere molto discusse. In particolare, in questi giorni si parla di quanto avvenuto a Milano Marittima, una delle località più note della Riviera romagnola. Qui in uno stabilimento balneare della zona sarebbe vietato l’ingresso ai bambini. Nel bagno in questione, infatti, i bambini sotto i dieci anni non sono ammessi, né sulla spiaggia né al ristorante. Una politica che a quanto pare esiste in questo locale da oltre trent’anni ma è diventata di dominio pubblico solo ora scatenando polemiche e reazioni contrastanti.
Il ‘Resto del Carlino’ racconta di un papà che si è recato nel ristorante di uno stabilimento di Milano Marittima per pranzare con la famiglia ma si è visto negato l’ingresso. “Non prendiamo bambini”, si è sentito rispondere. Una frase che lo ha indignato profondamente, tanto da aver denunciato la cosa ai giornali. La notizia si è così diffusa rapidamente ed è diventata oggetto di discussioni. Il turista, riporta sempre il ‘Resto del Carlino’, ha spiegato che il figlio di cinque anni e mezzo è abituato a viaggiare e a frequentare ristoranti senza creare disturbo.
Le parole del titolare dello stabilimento balneare
Il titolare dello stabilimento balneare in questione non ha negato la scelta. Ha spiegato che questa è una decisione definita come “legittima politica commerciale.” Secondo quanto riportato, da ben 33 anni il locale applica la regola che permette l’accesso ai ragazzi solo dai 10 anni in su. Non si tratterebbe, quindi, di una discriminazione, ma di una precisa filosofia di accoglienza pensata per garantire relax e tranquillità alla clientela.
Nell’articolo del ‘Resto del Carlino’ si leggono le spiegazioni del titolare dello stabilimento: “Se il turista si è offeso si è sbagliato, non avevamo nulla contro lui o suo figlio”. La regola è attiva da molto tempo, sia in spiaggia che al ristorante. Non c’è nulla contro i bambini, ma molti clienti dello stabilimento vanno lì proprio perché ricercano tranquillità. Per lo stesso motivo rinunciano anche a feste di compleanno e addii al celibato, ha spiegato il gestore. Una regola, quindi, nota ai clienti abituali ma sconosciuta a molti turisti. Il titolare ha anche ribadito che non c’era alcun intento offensivo né tanto meno un attacco personale.
Le sue dichiarazioni, però, non hanno placato le polemiche. A prendere posizione in questa discussione è stato anche il sindaco di Cervia, Mattia Missiroli. Il primo cittadino si è detto sorpreso dall’esistenza di tale politica e sempre sul ‘Resto del Carlino’ si leggono le sue parole: “Un locale deve essere aperto al pubblico, bambini compresi, salvo particolari limitazioni.” Missiroli ha aggiunto che casi come questo rischiano di danneggiare l’immagine di Milano Marittima, che da sempre si presenta come una località accogliente e a misura di famiglia.
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