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Morto Bambi, il cervo più famoso d'Italia: il toccante addio

Morto Bambi, il cervo più famoso d’Italia cresciuto in Valmalenco la sua storia ha commosso una comunità e ha dato vita a un’oasi ecofaunistica

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Addio Bambi cervo Valmalenco

La vicenda di Bambi, il cervo cresciuto tra le montagne del Sondriese, aveva conquistato l’attenzione nazionale, trasformandolo da cucciolo orfano a icona di un’intera comunità. Per anni è stato il simbolo della Valmalenco e il protagonista di una storia che ha commosso migliaia di persone e la sua presenza aveva dato vita a un progetto unico, capace di unire natura, affetto e senso di responsabilità collettiva. Oggi, la sua scomparsa lascia un vuoto che non riguarda solo chi lo ha accudito, ma anche chi ha imparato a conoscerlo visitando l’oasi che porta il suo nome.

La storia di Bambi, il cervo simbolo della Valmalenco

Tutto era iniziato quando il piccolo cervo, rimasto senza madre, era stato trovato e accudito dall’allevatore Giovanni Del Zoppo. Cresciuto tra gli animali domestici, aveva stretto un legame indissolubile con la famiglia che lo aveva salvato.

La normativa, però, non permetteva di tenere un ungulato selvatico fuori dai contesti autorizzati, e per questo Bambi era stato trasferito temporaneamente in una struttura diversa. La decisione aveva suscitato forti proteste e una mobilitazione popolare che aveva riportato l’animale in Valmalenco, questa volta in uno spazio dedicato e protetto.

Con la creazione di un grande recinto, nato proprio per lui, Bambi era tornato a vivere accanto ai Del Zoppo e, con il tempo, aveva trovato compagnia anche in due cerve arrivate da un’altra oasi. Negli ultimi mesi, però, le sue condizioni di salute erano peggiorate progressivamente, nonostante l’impegno costante dei volontari e della famiglia che non lo aveva mai abbandonato.

I volontari dell’oasi hanno scritto sui social: “È con profonda tristezza che abbiamo dato l’ultimo saluto al nostro amato Bambi. Nelle ultime settimane, l’associazione, ma soprattutto Giovanni Del Zoppo e Barbara Del Zoppo, hanno fatto tutto il possibile per garantirgli le cure necessarie, assistendolo con amore e dedizione fino all’ultimo”.

Perché l’Oasi Ecofaunistica è nata grazie a Bambi

La notizia della sua morte ha toccato l’intera comunità. La storia di Bambi, infatti, non è stata soltanto quella di un cervo orfano accolto da una famiglia, ma anche il motore che ha permesso la nascita di un’oasi naturalistica.

L’area ecofaunistica della Valmalenco, situata in località Luna, era stata realizzata proprio per garantire al cervo uno spazio adeguato, in cui vivere in semilibertà. Si tratta di un ambiente che oggi ospita anche altri animali selvatici che, per varie ragioni, non possono essere reintrodotti nei loro habitat originari.

La struttura è diventata un luogo di educazione ambientale, dove adulti e bambini possono avvicinarsi al mondo della fauna alpina in modo rispettoso. Grazie a percorsi dedicati e a una gestione attenta, l’oasi ha reso possibile osservare gli animali senza alterare il loro equilibrio.

I volontari hanno spiegato: “È il suo spirito che permette a bambini e adulti di ammirare da vicino gli animali e imparare tante cose preziose sulla natura. Il suo ricordo vivrà qui, nel cuore dell’Oasi Ecofaunistica Valmalenco – Casa di Bambi. Grazie, Bambi, per tutto quello che ci hai dato. Ciao, caro amico”.

Oggi, dunque, l’oasi non rappresenta solo un rifugio per animali selvatici, ma anche la testimonianza tangibile dell’impatto che un singolo cervo ha avuto su un’intera comunità. Bambi ha lasciato un’eredità che continuerà a vivere, fatta di rispetto, cura e consapevolezza verso la natura.