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Mare e laghi italiani, il 34% è fuorilegge per inquinamento

Il 34% dei mari e dei laghi in Italia risulta inquinato: a rivelare i dati sono i risultati del rapporto annuale di Goletta Verde di Legambiente

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

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Mari e laghi italiani, uno su tre è fuorilegge: è quanto emerso dal consueto rapporto di Goletta Verde di Legambiente che ogni anno fornisce una mappa delle zone più a rischio nel nostro Paese.

Il 34% dei mari e laghi italiani è fuorilegge per inquinamento

La situazione ambientale dei laghi e dei mari d’Italia è spesso ai limiti della legge: su 388 campionamenti effettuati nelle acque costiere e lacustri da parte di oltre 200 volontari regionali e di circoli di Legambiente, il 34% è risultato fuorilegge.

Il 35% dei punti campionati con Goletta Verde è risultato inquinato o fortemente inquinato, con una media di un punto ogni 80 chilometri; tenendo in considerazione solo i laghi, il 30% è risultato oltre i limiti.

Come riportato da ‘Ansa’, il 54% di foci dei fiumi, canali e corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago è risultato inquinato o fortemente inquinato; il 56% non controllato dalle autorità competenti e quindi non balneabile, risulta avere una spiaggia libera in prossimità della foce.

Le cause: dalla crisi climatica alla maladepurazione

Le cause sono ormai note da tempo, su tutti l’inquinamento ambientale e la maladepurazione: a ciò si aggiungono anche gli effetti della crisi climatica che si ripercuotono in maniera negativa sulle acque del nostro Paese.

Nel rapporto è emerso anche un dato abbastanza allarmante sul fronte della temperatura media delle acque superficiali: record nel Mar Mediterraneo dove nei mesi di giugno e luglio aveva raggiunto quota 25,4 gradi centigradi, la temperatura più alta dal 2016 a oggi.

A livello nazionale, tornando a parlare dei risultati del monitoraggio, la situazione migliora leggermente per quanto riguarda i campioni prelevati direttamente in mare o nelle acque dei laghi, vale a dire in aree lontane da foci o scarichi: qui solo il 15% dei punti campionati è risultato oltre i limiti di legge, 30 su 200.

L’allarme di Legambiente

Sul sito di Legambiente si legge che è “urgente approvare un piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne, prevedere più risorse per ammodernare gli impianti di depurazione, più controlli da parte di Regioni, Arpa e Comuni sui punti critici e una migliore gestione delle acque interne”.

C’è una profonda preoccupazione per gli “oltre 220 chilometri di costa sabbiosa non monitorati dalle autorità competenti, il 6,6%”. Perplessità anche per l’aumento della temperatura del mare che “mette a repentaglio la biodiversità marina e amplifica gli eventi meteorologici più estremi e persistenti per via di una sempre maggiore evaporazione delle acque marine e dell’energia termica accumulata”.

Secondo Legambiente, per prevenire l’inquinamento “occorre intervenire sulle cause all’origine, ossia sugli scarichi non depurati e sugli sversamenti illegali”. L’associazione ambientalista ha fatto notare che a causa della maladepurazione l’Italia ha già “pagato sanzioni pecuniarie per circa 210 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i ritardi ormai cronici rispetto al trattamento delle acque reflue”.

Sempre Legambiente ha ricordato che, con la recente approvazione della revisione normativa della Direttiva Acque Reflue, “gli impianti del Paese dovranno adattarsi ai nuovi requisiti, una spesa che è stata stimata tra i 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni”.