Invasione di meduse in Riviera Romagnola: è allarme seppie
Invasione di meduse in Riviera Romagnola: la presenza di questi organismi influisce negativamente sul pescato, tanto da far scattare l'allarme seppie
La presenza di meduse nei mari italiani è cresciuta a dismisura negli ultimi anni, rappresentando un problema per i pescatori: sulla Riviera Romagnola, per esempio, la nuova invasione di questi organismi ha messo a dura prova la pesca, calata del 30%
Invasione di meduse in Riviera Romagnola: cosa succede
Le meduse stanno praticamente mettendo in ginocchio le marinerie del Mar Adriatico: hanno risparmiato le coste per la fortuna dei bagnanti, ma non i tratti al largo dove i pescherecci e le imbarcazioni gettano le reti per pescare.
Della situazione ha parlato così Mauro Zangoli, il Presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare di Rimini: “Le meduse hanno invaso letteralmente il tratto di mare a largo compreso tra Rimini e Civitanova Marche, soprattutto in primavera e all’inizio dell’estate – ha dichiarato al ‘Corriere della Sera’ – ora il problema è quasi risolto ma siamo in fermo pesca“.
Zangoli ha inoltre spiegato che “i danni fino a oggi sono stati ingenti” e che le meduse hanno fatto crollare la quantità di pescato perché “Sono così tante da entrare nelle reti e saturarle, hanno creato tappi, le reti erano piene di questi organismi e il pesce aveva poco spazio per entrare”.
Scatta l’allarme seppie
Sei il pescato primaverile è calato del 30%, le seppie sono quasi scomparse: “Le seppie sono praticamente sparite, parliamo del 70% in meno fino a dodici mesi fa – ha rivelato Zangoli – sia chiaro, il Mar Adriatico è ricco di pesci come sogliole, triglie, sgombri e anche seppie. Non è un problema di fauna marina, ma di pescato ridotto”.
Il numero uno della Cooperativa Lavoratori del Mare di Rimini ha sottolineato che “quando la rete si gonfia le meduse saturano gli spazi fino a farla letteralmente esplodere. Ora, una rete può costare anche 7.000 euro che pesano come un macigno in una situazione già compromessa dal pescato ridotto”.
Il problema carburante e il fermo pesca
Oltre che sui pesci, le meduse incidono in maniera negativa anche sulle imbarcazioni: l’abbondanza di questi organismi ha fatto sì che i motori si intasassero con molta più facilità rispetto al passato, costringendo i pescatori a investire tempo e risorse nelle operazioni di pulizia per prevenire i guasti. E a tutto ciò si aggiungono i rincari per il carburante:
“Paghiamo 0,80 euro a litro di gasolio, con un aumento importante rispetto a quanto sborsavamo quattro anni fa quando il prezzo al litro si aggirava intorno agli 0,50 centesimi: una giornata trascorsa a pescare può richiedere a seconda dei vari modelli dai 1.500 e i .3000 litri di carburante. Una barca di piccola media taglia può richiedere un esborso di 2.000 euro un grosso peschereccio anche 3.000 euro in un periodo lavorativo di 24 ore”.
“Ora che il problema si è attenuato e le meduse si sono diradate entriamo in fermo pesca per permettere alla fauna marina di rigenerarsi – ha raccontato il Presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare di Rimini – torneremo in mare a seconda delle normative tra il 15 settembre e il primo ottobre. Il fermo pesca è fondamentale per permettere che il mare conservi il suo equilibrio, in autunno le meduse non ci saranno. Restano però i rincari del carburante”.
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