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Gabriele Cirilli contro la sua Sulmona: sfogo sul film del figlio

Gabriele Cirilli ha criticato l’esclusione del film del figlio dal festival di Sulmona aprendo un dibattito che ha coinvolto istituzioni e cittadini

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Cirilli e il caso Sulmona

L’esclusione del cortometraggio del figlio di Gabriele Cirilli dal festival cinematografico della sua città innesca un’ondata di reazioni e commenti, trasformando un caso locale in un dibattito molto più ampio. La vicenda riporta al centro il rapporto complesso tra l’attore e la sua Sulmona, alimentando una discussione che, nel giro di poche ore, diventa un tema di rilevanza nazionale.

Perché Gabriele Cirilli ha criticato il festival di Sulmona

La controversia, ricostruita da ‘Leggo.it’, nasce dalla mancata selezione del corto “L’amore di un figlio”, diretto da Mattia Cirilli, per la 43esima edizione del Sulmona International Film Festival. Il lavoro del giovane regista circola già da mesi in diversi concorsi italiani, raccoglie premi e riconoscimenti e la sua assenza nel programma della città d’origine della famiglia sorprende e amareggia molti.

Cirilli esprime pubblicamente sui social il proprio dispiacere, collegando l’esclusione a una distanza crescente dalla comunità da cui proviene. L’attore scrive: “Sono rammaricato, deluso e incredulo che il corto di mio figlio non sia stato selezionato al Sulmona Cinema. La mia città mi ha deluso ancora, ma noi andiamo avanti”.

Il messaggio attira subito attenzione e commenti, e in un altro post, Cirilli aggiunge: “Mattia vince ancora, ma a Sulmona, mia città che abbandonerò presto, non è stato selezionato”.

Nel frattempo, il corto prosegue il suo percorso con ulteriori premi alla regia, all’opera prima e all’interpretazione, alimentando la sensazione che l’esclusione a Sulmona rappresenti un’occasione perduta. L’organizzazione, dal canto suo, ricorda che ogni anno arrivano quasi mille cortometraggi da oltre ottanta Paesi e che la selezione richiede inevitabilmente l’esclusione della maggior parte delle opere.

La posizione dell’attore, inserita in un rapporto con la città già attraversato da divergenze passate, amplifica il dibattito e riapre il confronto sull’imparzialità delle scelte artistiche e sul sostegno ai giovani talenti locali.

Le reazioni allo sfogo di Cirilli e la sua precisazione

Le dichiarazioni di Cirilli generano una serie di risposte, soprattutto dopo l’accusa in cui l’attore parla di “troppi raccomandati” e invita ad “aiutare le istituzioni a essere libere dalla politica”. L’espressione accende ulteriormente la discussione pubblica e porta il caso fuori dal perimetro cittadino per parlare in senso più ampio del cinema.

La replica più strutturata arriva dal presidente dell’associazione Sulmonacinema, Marco Maiorano, che contesta l’idea di favoritismi e ribadisce la correttezza del processo di selezione. Maiorano dichiara che “non è una prassi che il padre di un regista si lamenti per l’esclusione del lavoro di un figlio che, tra l’altro, è giovane e alle prime armi e sicuramente avrà occasione di dimostrare in futuro tutto il suo valore”. L’organizzazione sottolinea inoltre che la grande quantità di corti ricevuti rende inevitabile un alto numero di esclusi.

Anche il sindaco di Sulmona, Luca Tirabassi, interviene per cercare di riportare serenità. Il primo cittadino afferma: “Mi auguro che voglia rimeditarlo. Nessuna preclusione da parte mia: ci conosciamo da bambini”, ricordando che Cirilli “è un artista di massimo livello, che ha dato lustro alla città”. Tirabassi ribadisce poi che il Comune non ha alcun ruolo nelle decisioni del festival, pur confermando massima disponibilità al dialogo.

Nel frattempo, Cirilli in alcune risposte sui social precisa che il suo intento non è alimentare scontri personali, ma attirare l’attenzione sul sostegno alla creatività locale. E all’agenzia ANSA dichiara: “Era solo uno sfogo. Non voglio alimentare polemiche”.