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Paolo Crepet contro Milano: "Capitale confusa". Il duro sfogo

Paolo Crepet contro Milano: il noto psichiatra ha definito il Capoluogo lombardo, dove ha vissuto a lungo, come una sorta di "Capitale confusa"

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Mai banale Paolo Crepet: il noto psichiatra torna a far discutere per alcune considerazioni su Milano, definita una “Capitale confusa” rispetto ad altre grandi città dell’estero.

Milano “Capitale confusa”, lo sfogo di Paolo Crepet

Le dichiarazioni di Crepet su Milano sono state rilasciate nel corso di un’intervista al ‘Corriere della Sera’, in cui lo psichiatra ha detto la sua sul Capoluogo della Lombardia e di come sia cambiato rispetto ai decenni scorsi:”Se Milano ha ancora voglia di pensare? Non mi sembra, io ho conosciuto le Milano della musica, della moda e del design, ma ultimamente mi annoio – ha rivelato Paolo Crepet – mancano i graffi, le scoperte, come quando apparì Elio Fiorucci o il Capolinea sui Navigli con i primi grandi del jazz, negli anni Settanta”.

E ancora: “Adesso Milano è una Capitale confusa. Non sa bene dove andare. Io l’ho frequentata tanto con Oliviero Toscani, nelle ‘trattoriacce’ dove parlavamo sempre di progetti, cosa impossibile nei locali assordanti di oggi. Ricordo tante serate con Fiorucci che ci raccontava delle bellezze della New York anni Sessanta e Settanta, ero giovane e imparavo tantissimo, perché c’era il tempo per imparare”.

Crepet ha affrontato anche un tema sociale di attualità come quello delle baby gang: “Per questi ragazzini il futuro è un grattacielo dove forse vive un calciatore e in cui non entreranno mai. E allora loro che fanno? Una volta, ne avrebbero inventato un altro, oggi no”. Alla domanda se Milano è un po’ l’epifenomeno di questo Paese e se sì, cosa la rende tale, Crepet ha risposto direttamente: “La mancanza di cultura. Milano è stata la sua straordinaria Casa della Cultura, di cui era presidente il mio amico Cesare Musatti, decano della psicanalisi italiana”.

Il ricordo di Alda Merini e la battuta sul padel

Nell’intervista al ‘Corriere della Sera’, arrivata a qualche mese di distanza dalle sue dichiarazioni dure nei confronti del turismo in Italia, quando puntò il dito contro Firenze e Siena, Crepet ha offerto anche degli aneddoti legati alla sua esperienza di vita a Milano, città in cui ha vissuto per anni. Su tutti un ricordo legato ad Alda Merini:

“Ho abitato per un periodo vicino ad Alda Merini, sul Naviglio. Andavo a trovarla attraverso il cavallo di Troia di un farmacista che le portava le medicine. La sua casa era piena di fumo, sembrava la prima scena di C’era una volta in America. Perché me ne andai da Milano? Mi mancava l’ironia romana, adesso manca abbastanza anche a Roma”.

Nell’analizzare i mutamenti sociali dei giorni nostri, il sociologo, psichiatra e saggista ha preso come esempio il padel, uno degli sport più in voga negli ultimi anni: “Oggi, la buona famiglia è quella dove papà, coi jeans strappati a 48 anni, va a giocare a padel. Questa è una buona famiglia? La buona famiglia gioca a Shangai. A 48 anni giocano per essere ancora più giovani dei figli adolescenti. Perché Shanghai? Non puoi fare Shanghai e mandare i messaggini. Lo Shanghai è un tempo senza fretta, in cui non corro dall’altra parte della città per bere sette drink”.