Fungo dell’olivo, boom intossicati in Toscana: come riconoscerlo
In Toscana in queste ultime settimane si registra un impennata di intossicati per aver mangiato il "fungo dell'olivo", una specie molto tossica
L’autunno 2025 sta regalando una stagione davvero eccezionale per gli appassionati di funghi. I boschi italiani, da nord a sud, pullulano di esemplari di ogni tipo e dimensione, tanto che si parla di una vera e propria stagione da record. Questo boom, se da un lato entusiasma gli appassionati, dall’altro porta con sé un pericolo concreto: sempre più persone si improvvisano cercatori senza avere le conoscenze necessarie per distinguere tra funghi commestibili e tossici. Ed è proprio questa inesperienza che in Toscana ha causato un’ondata di intossicazioni legate al cosiddetto “fungo dell’olivo”, un esemplare molto diffuso e facilmente confondibile con specie commestibili.
Boom di intossicati per il fungo dell’olivo in Toscana
Il 2025 è stato definito da molti micologi e raccoglitori come un anno record per quantità e varietà: in Valtellina i porcini e le mazze di tamburo sono spuntati fino a quota 2.300 metri. In Trentino, invece, in Val di Fiemme sono stati rinvenuti funghi di enormi dimensioni, i Calvatia gigantea, tanto grandi da essere stati paragonati a cocomeri. Anche in Emilia-Romagna, Liguria, Piemonte e soprattutto Toscana le piogge frequenti alternate a ondate di caldo hanno creato le condizioni ideali per la crescita dei miceti.
L’abbondanza di funghi, però, ha portato molti inesperti a volersi avventurare nella raccolta senza conoscere bene le regolamentazioni, ma soprattutto quali funghi sono commestibili e quali sono pericolosi. Per questo l’anno 2025 è già segnato da un numero preoccupante di intossicazioni da funghi soprattutto in Toscana. Nelle ultime settimane si contano già diverse persone finite al pronto soccorso per aver consumato funghi tossici, in particolare l’Omphalotus olearius, noto come fungo dell’olivo.
Il problema è già noto dato che l’Omphalotus olearius è da sempre tra i principali responsabili delle intossicazioni in Italia. Già negli anni scorsi il fungo dell’olivo aveva fatto registrare dati allarmanti di persone intossicate. Quest’anno, la sua abbondanza nei boschi toscani e la sua somiglianza con il più noto e ricercato Cantharellus cibarius (il “galletto”) stanno causando una nuova impennata di episodi.
Cos’è il fungo dell’olivo e come riconoscerlo
Il fungo dell’olivo (Omphalotus olearius) cresce tipicamente alla base di ceppi e tronchi soprattutto di quercia e di ulivo, caratteristica che ha portato alla nascita del suo nome. È caratterizzato da un colore giallo-arancio molto acceso che può ricordare quello del galletto, fungo commestibile e molto usato in cucina. La somiglianza è tale che molti cercatori inesperti cadono nell’inganno.
Ma ci sono dettagli fondamentali che gli esperti sanno distinguere. Nel ‘Corriere della Sera’ si leggono le parole dell’esperto micologo Andrea Pompili: “Purtroppo tanti si fanno ingannare dal colore giallo del fungo dell’ulivo, che è simile a quello del galletto. La caratteristica principale che li distingue si trova sotto il cappello: le lamelle dell’Omphalotus scorrono lungo il gambo, mentre il Cantharellus ha delle semplici pliche.”
Anche se non è tra i funghi più letali, l’Omphalotus olearius resta estremamente tossico. I disturbi gastrointestinali insorgono in genere dopo poche ore dall’ingestione e possono durare a lungo, con conseguenze particolarmente pesanti per bambini, anziani e persone con fragilità.
Con l’aumento della popolarità della raccolta dei funghi, sempre più persone si affidano alle applicazioni per smartphone che promettono di riconoscere le specie tramite foto. Ma i micologi mettono in guardia dall’uso di queste: nessuna app può sostituire l’occhio esperto di un professionista. L’USL Toscana, per questo, mette a disposizione sportelli gratuiti di controllo, dove i cittadini possono portare i funghi raccolti e farli esaminare dai micologi.
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