Dove mangiare le migliori lasagne d'Italia per la Guida Michelin
Ecco dove mangiare le migliori lasagne d’Italia secondo la Guida Michelin: dai classici emiliani alle versioni creative, tra storia e tradizione

Le lasagne non sono solo un piatto, ma uno dei simboli della cucina italiana. Quelle ben fatte spesso richiamano alla menta i pranzi della domenica, magari in famiglia. Secondo alcuni è uno dei piatti più difficili da eseguire alla perfezione e forse anche per questo la Guida Michelin ha deciso di condividere i migliori locali in Italia per mangiare le lasagne.
Le lasagne: tradizione, ricetta e storia di un mito italiano
La lasagna vanta una ricetta che si tramanda da secoli. La sua storia affonda le radici nella cucina antica: il termine “lasagna” deriva dal laganum romano, una sfoglia di farina e acqua cotta su pietra o nel brodo. Già nel Medioevo appare nei ricettari di corte, con strati di pasta alternati a formaggio e spezie. Nel Trecento se ne registra la presenza alla corte angioina di Napoli.
Con il Rinascimento arrivano le uova nell’impasto e, dal Settecento, la c’è l’aggiunta della besciamella grazie all’influenza francese. L’Emilia-Romagna, però, trasforma il piatto in un’icona: qui nasce la lasagna verde alla bolognese, oggi “ricetta depositata” presso la Camera di Commercio di Bologna.
In Italia ogni regione la reinterpreta secondo la propria anima. A Napoli la lasagna si arricchisce di polpette, sugo e ricotta mentre nelle Marche i Vincisgrassi aggiungono rigaglie di pollo. Se in Liguria domina il pesto, in Veneto spesso si sostituiscono gli spinaci con il radicchio di Treviso. Dalla mensa contadina ai menu stellati, la lasagna è rimasta, però, un piatto “di famiglia”, ma capace di evolversi senza perdere il suo spirito originario.
Dove gustare le migliori lasagne d’Italia secondo la Guida Michelin
Trovare una lasagna impeccabile in un ristorante è più raro di quanto si pensi. Le migliori, secondo la Guida Michelin, sono quelle che rispettano non solo la presenza di ingredienti di qualità, sette strati, ma anche la fase del riposo.
A Savigno, nei colli bolognesi, la Trattoria da Amerigo (una stella Michelin) è uno degli indirizzi da segnarsi. Lo chef Alberto Bettini propone versioni ispirate alla fine dell’Ottocento, con sfoglia verde agli spinaci e ragù al coltello, alternando le varianti al ritmo delle stagioni. A Bologna, nel ristorante La Porta, lo chef Guglielmo Araldi riprende la ricetta più pura: sfoglia verde tirata a mano, besciamella vellutata, ragù di carni miste (manzo, salsiccia, pancetta e vino rosso), sette strati perfettamente e una cottura lenta a 165°C per oltre un’ora.
A Sasso Marconi, La Nuova Roma (segnalata con il Bib Gourmand Michelin) resta fedele alle regole delle nonne. Omar e la sua famiglia la preparano solo su ordinazione: pasta verde agli spinaci tirata al matterello, sette strati, cottura unica e almeno mezz’ora di riposo fuori dal forno. C’è poi la storica Clinica Gastronomica Arnaldo di Rubiera (una stella Michelin dal 1957), dove la lasagna assume il nome di Spugnolata Mignon. Qui lo chef Roberto Bottero recupera la tradizione familiare con una pasta al forno bianca, ripiena di carne e sugo di funghi spugnole dell’Appennino.
Più creativa ma altrettanto rispettosa della tradizione è la proposta di Bottega Aleotti a Crevalcore, dove lo chef Demis Aleotti firma una lasagna con ragù d’agnello, besciamella al tuorlo e punte di asparagi freschi. A Castelfranco Emilia, La Lumira propone la versione più ortodossa: la lasagna della domenica, asciutta e rigorosa, con poca besciamella e uno strato finale nudo, spennellato di burro per ottenere quella crosticina croccante che una volta era il segno delle feste in famiglia.
Infine, all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (una stella Michelin), è servita la lasagna “della Zia Emilia”. La ricetta è quella di un tempo: dieci uova per ogni chilo di farina, sfoglia sottile tirata a mano, cottura brevissima e rispetto per i lunghi tempi di riposo. E per chi ama l’innovazione, la guida Michelin cita anche Essentia a Castrocaro Terme, dove lo chef Andrea Giacchini reinterpreta la tradizionale ricetta con una lasagna di sfoglia di riso, gamberi e bietole.
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