Coronavirus, c'è un italiano al sicuro nell'Artico
Tecnico dell’Istituto di Scienze Polari, sarebbe dovuto rientrare in Italia per i primi di aprile
Tra le tante storie legate alla pandemia da Coronavirus che ha stravolto la vita di tutti a livello globale, c’è quella di un ricercatore italiano rimasto bloccato nell’Artico a causa dell’emergenza. E sarà proprio il virus a stabilire quando potrà fare ritorno a casa.
Si tratta di Marco Casula, 28enne di Padova, tecnico dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Venezia, che al momento si trova nella stazione di ricerca Dirigibile Italia, che il Cnr gestisce nelle Isole Svalbard, a Ny-Alesund. La cittadina è uno tra gli insediamenti scientifici più a Nord del mondo, situato a circa 1000 km dal Polo Nord.
In queste ore in cui l’Italia e il resto del mondo si trovano a fronteggiare la pandemia da Coronavirus, Marco Casula è isolato per scelta e al sicuro in uno dei due luoghi sulla Terra, insieme all’Antartide, che non sono stati toccati dal Covid-19.
Il perito chimico veneto era partito dall’Italia il primo gennaio 2020 e inizialmente il suo rientro era previsto per il 20 marzo. La data è stata poi posticipata ai primi di aprile per motivi tecnici/organizzativi. Al momento, però, Marco Casula è rimasto bloccato nella stazione di ricerca in Artico, in attesa che l’emergenza Coronavirus rientri.
Non potendo essere sostituito, resterà a portare avanti da solo il suo lavoro nella stazione situata nelle fredde Isole Svalbard, per non interrompere la serie climatica di dati che l’Italia sta raccogliendo in Artico da oltre 10 anni. Ironia della sorte, proprio lì è stata girata la parte tra i ghiacci del film “Quo vado?”, di Checco Zalone.
Marco Casula lavora come tecnico responsabile di campionamenti ed esami di laboratorio per l’Istituto di Scienze polari del Cnr che ha la sua sede principale all’interno dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Unico in Italia e tra i pochi al mondo, il dottorato di ricerca in Scienze Polari forma scienziati in grado di comprendere come gli impatti dei cambiamenti climatici in corso abbiano effetto sulle aree polari e come queste reagiscano di conseguenza.
Il ventottenne veneto è l’unico italiano, fra 30 ricercatori presenti nella cittadina di Ny-Alesund, a occuparsi del campionamento di particolato atmosferico e di neve superficiale per lo studio del clima. Di certo, quando a gennaio è partito dall’Italia per raggiungere la stazione di ricerca nell’Artico, non avrebbe mai immaginato che a decidere del suo ritorno a casa sarebbe stato un virus.
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