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Il carcere di Velletri è la location dello show Prison Got Talent

Prison Got Talent è il primo talent show in un carcere italiano nato a Velletri per coinvolgere i detenuti attraverso musica recitazione e creatività

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Prison Got Talent nel carcere di Velletri

Il teatro “Enzo Tortora” della casa circondariale di Velletri ha ospitato, il 18 settembre, la finale del primo talent show mai organizzato all’interno di un istituto penitenziario italiano. L’evento, intitolato Prison Got Talent, ha richiamato l’attenzione non solo per l’atmosfera di entusiasmo che ha animato i detenuti partecipanti, ma anche per la prospettiva che questa esperienza possa trasformarsi in un vero e proprio format nazionale.

Come è nato Prison Got Talent nel carcere di Velletri

Per alcune ore, la routine del carcere è stata sospesa: musica, recitazione, danza e scrittura hanno preso il posto del silenzio delle celle: un segnale di apertura che, secondo il Ministero della Giustizia, potrebbe diventare un modello da replicare in altri istituti.

L’iniziativa è stata ideata dalla direttrice Anna Rita Gentile e organizzata con la collaborazione della Polizia penitenziaria e dell’Area giuridico-pedagogica del carcere di Velletri. Alla semifinale, tenutasi a luglio, avevano partecipato quaranta detenuti, mentre in finale sono arrivati quindici concorrenti con esibizioni che hanno spaziato dal canto al ballo, fino alla recitazione, al karate e alla scrittura creativa.

I giurati chiamati a valutare le performance sono stati, tra gli altri, la conduttrice e ballerina Rossella Brescia, i cantanti Lavinia Fiorani e Luca Guadagnini, insieme al giornalista Luciano Sciurba. Una giuria eterogenea che ha portato all’interno del penitenziario uno sguardo professionale e competente, contribuendo a rendere la competizione più vicina a un vero show.

Come riportato su ‘La Repubblica’, dal Ministero della Giustizia è stato chiarito: “Per ora, parliamo di una interessante idea messa a segno dalla direttrice di Velletri, e dai nostri uffici abbiamo fornito supporto e ovviamente verifiche di compatibilità. Stiamo verificando parallelamente, e solo in via solo preliminare, se si possa puntare sui talenti artistici”. Un’indicazione che apre alla possibilità di dare continuità al progetto, trasformandolo in un esperimento con ricadute in altri istituti di pena.

Il lavoro di preparazione è stato intenso. Durante l’estate, i partecipanti hanno affrontato preselezioni, prove con una giuria interna e momenti di allenamento. Un impegno che ha permesso di riempire il tempo detentivo con attività creative e di socializzazione e che ha offerto un’alternativa costruttiva.

Chi è Tommaso, il vincitore del primo Prison Got Talent

La vittoria è andata a Tommaso, trentottenne detenuto nella sezione reati comuni, che si è esibito prima con “Ultimamente” di Alex Baroni e poi con un brano rap scritto da lui stesso, “Core core core”. La sua performance ha colpito pubblico e giuria, e l’emozione che ne è scaturita avrebbe superato i confini del concorso.

Al termine dell’evento, il vincitore ha ricevuto in premio articoli utili come tute sportive, biscotti e cioccolato. Più che i riconoscimenti materiali, a fare la differenza è stata la possibilità di vivere un’esperienza di condivisione e di espressione personale.

Tommaso ha spiegato: “Non riuscivo a dormirci, aver potuto alzare una coppa qui dentro è una cosa che non dimenticherò mai più nella vita. Qui dentro tutto quello che si vive è amplificato, io ho visto tanta gioia anche nei miei colleghi che hanno recitato o cantato. Tra poco uscirò, con il mio conto finalmente pagato alla giustizia”.

In un altro passaggio, sempre riportato da ‘La Repubblica’, ha aggiunto: “Mi auguro che di queste iniziative se ne facciano tante: invece del vuoto, anche esercitarsi e trovare dentro di sé motivazioni e qualità su cui impegnarsi è qualcosa che ti riempie le giornate e ti salva il futuro”. Parole che sintetizzano lo spirito dell’intero progetto, nato con l’intento di offrire ai detenuti una possibilità di riscatto e di proiettare le carceri italiane sotto una luce diversa.