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La storia del centro sociale Leoncavallo a Milano

Leoncavallo, la storia del centro sociale di Milano: dalla prima occupazione ai vari sgomberi, fino a quello definitivo avvenuto nell'agosto 2025

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Risale all’ottobre del 1975 la prima occupazione di uno stabile situato in via Mancinelli, per mano di alcuni comitati di Caseggiato, collettivi e Avanguardia Operaia insieme ad alcuni esponenti di Movimento Lavoratori per il Socialismo e Avanguardia Operaia.

Una volta entrati nello stabile, gli occupanti si resero conto dell’enorme magazzino abbandonato adiacente, uno spazio di oltre 3.600 metri quadrati che si affacciava su via Ruggero Leoncavallo: era perfetto per diventare la sede del centro sociale.

La storia del Leoncavallo, il centro sociale di Milano

Nel giro di poco tempo, il Leoncavallo diventa un’importante realtà cittadina, molto radicata nel quartiere: la periferia Nord-Est di Milano, infatti, vedeva la presenza di diverse fabbriche. Tra le prime attività organizzate nel centro sociale dopo la pulizia e il restauro ci furono: concerti, laboratori artistici e artigianali e iniziative come la ‘Scuola Popolare’ finalizzata a far conseguire la licenza media ai lavoratori.

Il 18 marzo del 1978 vennero uccisi due frequentatori del centro sociale milanese: Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, conosciuti da tutti come Fausto e Iaio. Il duplice omicidio è rimasto irrisolto e vennero formulate diverse ipotesi: una verteva sulla possibilità che a ucciderli furono movimenti politici avversi, altre, invece, che la loro morte potesse essere ricondotta alle indagini che stavano conducendo sul traffico di droga nel quartiere.

In quel periodo, infatti, il Leoncavallo organizzava delle ronde ‘anti-spaccio’ nel quartiere per prevenire l’emergenza sociale dovuta al dilagare dell’eroina. Alla morte di Fausto e Iaio, le madri dei due ragazzi iniziarono a partecipare attivamente alla vita del centro sociale, creando il gruppo conosciuto con il nome di ‘mamme del Leoncavallo’.

Durante gli anni Ottanta nel centro sociale Leoncavallo di Milano prese vita un collettivo di giovani punk e appartenenti ad altre sottoculture giovanili, come dark, industrial e neo-psichedelici: nacque così il collettivo Helterskelter che per diversi anni organizzò concerti e iniziative culturali, ospitando anche artisti di livello internazionale come Scream e Sonic Youth.

Nel 1989 l’immobiliare ‘Scotti’, proprietaria dello stabile prima dell’occupazione, vendette l’area al gruppo ‘Cabassi’ che ottenne dall’allora amministrazione comunale la decisione dello sgombero del centro sociale, con l’obiettivo di demolirlo per costruire nuovi uffici e negozi.

Il tentativo di sgombero avvenne il 16 agosto di quell’anno, ma gli occupanti opposero resistenza: ci furono scontri violenti con lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine e di bottiglie molotov da parte degli occupanti.

Vennero abbattuti i muri interni dell’edificio, compresi gli storici murali, e furono arrestati 55 manifestanti riusciti a fuggire in via Lambrate. Dal punto di vista dell’immaginario collettivo, la resistenza allo sgombero costituì un volano di aggregazione giovanile, tanto da dare il via alla nascita del movimento dei centri sociali in tutta Italia.

Gli sgomberi e l’addio definitivo del 2025

L’episodio del tentato sgombero aprì una spaccatura all’interno del centro sociale: da un lato chi lo vedeva come parte di un movimento più alto, dall’altra chi voleva rendere il Leoncavallo una realtà politica con leader riconosciuti.

Venne poi concordato uno sgombero pacifico e fu assegnata una nuova sede, per sei mesi, in via Salomone. Il trasferimento, tuttavia, sfociò in nuovi tafferugli. L’8 settembre del 1994 venne sgomberata anche la sede di via Salomone e allora ci fu l’occupazione di una ex cartiera in via Watteau, di proprietà di Marco Cabassi che per diversi anni non richiese lo sgombero.

Nel 1999, però, i proprietari della struttura iniziarono a chiedere lo sgombero, con le varie amministrazioni comunali che hanno mediato senza successo, fino allo sfratto del 21 agosto 2025, dopo 31 anni di occupazione.