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Soldi per trasferirsi nei borghi: le offerte dei sindaci italiani

Molteplici sono le iniziative che si stanno diffondendo in tutta Italia: chi ha intenzione di trasferirsi in questi borghi può contare su interessanti incentivi

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Giulia Sbaffi

Giulia Sbaffi

Web content writer

Web content writer appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Curiosa per natura, le piace tenersi informata su ciò che accade intorno a lei.

Radicondoli

Centinaia di piccoli borghi italiani si stanno pian piano “spegnendo”: è il fenomeno dello spopolamento, che colpisce solitamente realtà rurali dove ci sono ben poche attrattive, al di là di una vita tranquilla e lontana dal caos. In un periodo storico dove i ritmi sono sempre più frenetici, ben poche persone sono disposte a rallentare il passo. Per questo motivo, molti sindaci hanno deciso di aderire ad alcune interessanti iniziative per ripopolare i loro paesi. Scopriamo quali sono i borghi che offrono soldi a chi è disposto a trasferirvisi.

Trasferirsi nei piccoli borghi: gli incentivi

Per contrastare il fenomeno dello spopolamento dei piccoli borghi, occorrono iniziative decise: nascono quindi, in tutta Italia, bandi volti ad incentivare i trasferimenti soprattutto di famiglie e coppie giovani, in grado di portare nuova linfa vitale in paesini ormai quasi abbandonati. È il caso, ad esempio, del borgo toscano di Radicondoli, immerso nelle campagne della provincia di Siena. Qui, il sindaco ha promesso incentivi fino a 20mila euro per gli under 40 che acquistano una casa. L’idea ha già avuto parecchio successo, con 22 compravendite che si sono concluse negli ultimi anni e un interessante aumento della popolazione.

Situazione simile anche in provincia di Trento, dove l’offerta è persino più alta: si parla di incentivi fino a 100mila euro per andare a vivere in uno dei 33 borghi montani remoti e ben poco popolati. I requisiti? Occorre acquistare casa o ristrutturarla, per poi andarci ad abitare o metterla in affitto a canone concordato per almeno 10 anni. Questa proposta non ha riscontrato lo stesso successo di altre, forse proprio a causa della lontananza di questi piccoli borghi sprovvisti spesso di servizi fondamentali.

Decine di paesini dell’entroterra calabro hanno seguito questa scia: i sindaci hanno aderito ad un programma regionale che prevede un incentivo di 5mila euro alle famiglie con figli minorenni, ai lavoratori in smart working e ai pensionati che vi si trasferiscono. I requisiti per ottenere il bonus sono però stringenti, dal momento che sono richiesti la provenienza da una città con oltre 5mila abitanti, il trasferimento della residenza entro 90 giorni e l’obbligo di rimanere nel borgo per almeno 5 anni.

Il successo delle case a 1 euro

Le ultime iniziative promosse dai sindaci di piccoli borghi italiani tutti da ripopolare hanno dei precedenti interessanti. Il più famoso è sicuramente il bando delle case a 1 euro, grazie al quale è possibile aggiudicarsi un immobile (solitamente da ristrutturare) ad una cifra simbolica, se si è disposti a trasferirsi in paesini quasi sperduti. Questo incentivo ha avuto origine in Sicilia, dove splendidi borghi come Gangi, Salemi e Sambuca hanno messo a disposizione delle abitazioni al prezzo di un caffè, nel tentativo di ripopolarsi.

L’iniziativa si è poi diffusa in tutta Italia, trovando generalmente grande successo. Sono in particolar modo gli stranieri ad aver messo gli occhi su vecchie casette situate in minuscoli centri storici dal fascino incredibile: in molti hanno colto l’occasione per preparare il loro “buen retiro”, optando per le bellezze uniche e le attrattive della nostra penisola. Tuttavia, non ovunque il bando per le case a 1 euro si è rivelato sufficiente. Alcuni sindaci hanno ben presto abbandonato l’idea, non avendo ottenuto il minimo riscontro – come è accaduto ad esempio a Borgomezzavalle, in Piemonte.