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A Orvieto i resti della terra sacra degli etruschi: la scoperta

A Orvieto riemergono nuovi reperti nell'area di Campo della Fiera, confermando la presenza etrusca in un luogo sacro ricco di storia e mistero

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Informazioni straordinarie arrivano dal cuore dell’Umbria, in particolare da Orvieto, dove continuano a emergere reperti etruschi che confermano l’importanza storica e religiosa di questo territorio. Le ultime campagne di scavo hanno portato alla luce altari, decorazioni scultoree e oggetti votivi. Un tesoro che riafferma Orvieto, l’antica Velzna, come luogo fulcro della cultura, della politica e della religione etrusca.

I ritrovamenti avvenuti nel Campo della Fiera di Orvieto

L’Umbria è una terra straordinariamente ricca di storia e archeologia, dove riaffiorano spesso preziosi reperti. In particolare, nell’area di Orvieto continuano a emergere testimonianze del passato. Poco tempo fa nel sito di Coriglia, dove si scava dal 2006, era venuta alla luce una preziosa moneta, mentre ora a far parlare è il sito del Campo della Fiera. Il sito archeologico di Campo della Fiera, situato alla base della rupe di Orvieto, continua a marcare la sua importanza attraverso scoperte che coinvolgono archeologi da oltre 26 anni. La zona è da tempo identificata come l’antico Fanum Voltumnae, ovvero il santuario della Dodecapoli etrusca dove si riunivano ogni anno i rappresentanti delle dodici città-stato per prendere decisioni comuni e celebrare cerimonie religiose. Non solo, anche durante il periodo romano la zona era attiva e di importanza strategica, tanto che anche lo storico romano Tito Livio ne aveva scritto.

Nel corso degli ultimi scavi sono stati rinvenuti alcuni tra i reperti più significativi degli ultimi decenni. Tra questi, due teste di ariete, una testa di leone e altari monumentali decorati in modo raffinato. Le sculture, databili all’inizio del V secolo a.C., sono finemente lavorate e mostrano dettagli naturalistici. Oltre alle statue, sono stati trovati anche un occhio in bronzo e migliaia di altri oggetti, tra cui ceramiche, monete romane, oggetti votivi e un raro pendente d’oro. Resti di templi, fontane, edifici e antiche strade sono affiorati dal sottosuolo, facendo pensare a una pianificazione urbanistica avanzata già molto avanzata all’epoca e attribuita a Porsenna, re di Chiusi e Orvieto.

Le parole dell’archeologa Simonetta Stopponi

A guidare da decenni gli scavi a Orvieto è l’archeologa Simonetta Stopponi, figura centrale nel riconoscimento del sito come il Fanum Voltumnae. In un’intervista all’ANSA, la professoressa ha raccontato l’importanza degli scavi e degli studi di questo sito: “Siamo nel santuario federale degli etruschi – ha spiegato la professoressa Stopponi – i primi segni di culto risalgono alla prima metà del VI secolo a.C., ma è nella seconda metà del secolo, con la pianificazione urbanistica voluta da Porsenna re di Chiusi e Orvieto, che il sito raggiunge la sua piena fioritura”.

Il territorio pianeggiante di questa zona era ideale per ospitare le strutture religiose e civili più importanti della confederazione etrusca. “Abbiamo trovato altari giganteschi – racconta Stopponi sempre ad ‘ANSA’ – i più grandi finora scoperti in Etruria, composti da blocchi sovrapposti e decorati con teste di ariete e di leone, risalenti all’inizio del V secolo a.C.”. Non meno significativi sono gli oggetti di piccole dimensioni scoperti dagli archeologi: “Tra i tanti reperti, anche un pendente d’oro cavo a forma di ghianda, usato probabilmente per contenere profumo. E un occhio in bronzo e pasta vitrea che ci ha lasciato senza parole per il realismo espressivo”. Questi oggetti non solo confermano l’importanza spirituale del sito, ma offrono informazioni sui rituali e le pratiche quotidiane degli Etruschi.