Mini case in affitto come un abbonamento Netflix: idea in Veneto
Le mini case in affitto in Veneto sono una proposta ispirata a Netflix che prevede moduli abitativi sostenibili pensati per le fasce più fragili

C’è chi parla di emergenza abitativa, chi di nuovi modelli residenziali e chi prova a immaginare soluzioni ibride capaci di coniugare qualità e costi ridotti, come in Veneto, dove l’idea di mini case in affitto concepite come un abbonamento a una piattaforma di streaming ha attirato curiosità e discussione, soprattutto perché propone un modo diverso di guardare alla casa e alla sua funzione sociale.
Come è nata l’idea delle mini case in affitto in “stile Netflix”
L’iniziativa arriva dall’Ance Veneto, che ha presentato un modello abitativo pensato per rispondere a fragilità economiche e nuove esigenze di mobilità. Al centro della proposta c’è l’idea di moduli essenziali, in spazi compresi fra 20 e 28 metri quadrati, destinati a chi ha bisogno di una soluzione temporanea o a canone calmierato.
Il progetto, ribattezzato “Abitare Veneto”, è stato illustrato dal presidente dell’associazione, Alessandro Gerotto, che ha collocato la proposta dentro una riflessione più ampia sul calo demografico, sulla mancanza di manodopera e sulla necessità di alleanze stabili tra pubblico e privato.
Come riportato su ‘Corriere del Veneto’, l’Ance Veneto ha descritto l’idea “come un abbonamento a una piattaforma, una sorta di Netflix“. L’immagine è volutamente semplice: un costo fisso, standardizzato, per un servizio essenziale che dovrebbe rimanere accessibile anche a chi ha un solo reddito o vive una fase di transizione.
La progettazione immaginata prevede mini alloggi conformi al Decreto Salva Casa 2024, concepiti per studenti, giovani coppie, lavoratori temporanei e famiglie che necessitano di un periodo ponte. La logica è quella di comunità residenziali dotate di servizi condivisi, così da contenere costi di gestione e favorire, nelle intenzioni , una micro-coesione sociale interna.
Alessandro Gerotto, presidente dell’associazione, ha spiegato: “Possiamo pensare a questi moduli abitativi come a benefit aziendali inserendoli in contesti in cui i servizi comuni, come le lavanderie, sono disponibili per più persone. Inoltre si potrebbe declinare il tipo di abitazione al mercato: lavoratori, studenti, persone anziane”.
Come funzionano le mini case in affitto e quanto costano
L’idea prevede canoni molto bassi: secondo la modellazione economica presentata, i mini appartamenti avrebbero un costo giornaliero tra 8 e 10 euro, arrivando a un canone mensile inferiore ai 300 euro. Una cifra che, nelle intenzioni dei promotori, potrebbe trattenere giovani e lavoratori in Veneto, incentivando nuove forme di residenzialità.
Gerotto ha sintetizzato così la sostenibilità dell’iniziativa: “Con 10 euro al giorno, per ogni persona, potremmo trattenere nelle nostre comunità le giovani generazioni e promuovere coesione sociale”.
La formula contrattuale immaginata sarebbe flessibile: affitti brevi, mensili o fino a un massimo di tre anni, così da adattarsi alle diverse esigenze senza vincoli eccessivi.
Per finanziare la rete di micro-alloggi, Ance ipotizza un mix di investimenti: rigenerazione di immobili pubblici inutilizzati, nuove costruzioni leggere a basso impatto, fondi regionali, cofinanziamenti europei (come FESR e PNRR) e l’eventuale coinvolgimento della finanziaria regionale Veneto Sviluppo.
Nelle proiezioni dei costruttori, il progetto potrebbe generare circa 5.000 unità abitative, riattivare edifici oggi inutilizzati e coprire gran parte della domanda proveniente da fasce fragili. Rimane però un tema strutturale: la sostenibilità degli investimenti iniziali, in una regione in cui oltre il 40% del patrimonio edilizio rientra ancora nelle classi energetiche F e G.
Perché il progetto delle mini case in Veneto fa discutere
Accanto all’interesse, non sono mancate osservazioni critiche da parte degli operatori del settore. Diversi addetti ai lavori hanno evidenziato possibili limiti del progetto, soprattutto sul fronte dei costi reali delle ristrutturazioni e della vivibilità degli spazi molto ridotti.
Il direttore della Fondazione La Casa, Maurizio Trabuio, ha affermato: “Le soluzioni di Ance sono molto belle, ma noi le soluzioni le conosciamo bene e sappiamo che ci vogliono montagne di soldi“. Un richiamo alla complessità dei progetti di social housing e alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni nel reperimento dei fondi.
Sempre come riportato dalle stesse fonti, Trabuio ha aggiunto: “Ristrutturare una casa di 27 metri quadri costa almeno 35 mila euro, metterla in affitto a 300 euro al mese vuol dire rientrare di 3.600 euro l’anno, è un investimento non molto redditizio, Ance intende rientrare con i finanziamenti pubblici? Sarebbe una bella idea, ricordiamo però che gli ultimi investimenti per le ristrutturazioni sono stati i bonus 110, soldi pubblici che hanno finanziato ristrutturazioni private, mentre le case pubbliche sono rimaste vecchie e inutilizzabili”.
A destare scetticismo è anche la prospettiva di due persone in 28 metri quadrati: una soluzione che, a detta di alcuni, potrebbe funzionare solo a determinate condizioni e rischierebbe di riprodurre problemi già noti in passato. Il dibattito è aperto.
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