I giapponesi faranno un "gemello digitale" delle Mura Aureliane
Grandi droni con videocamere e sensori avanzati hanno sorvolato Roma per creare un gemello digitale ad alta risoluzione delle Mura Aureliane
Droni giapponesi hanno sorvolato le Mura Aureliane per avviare un importante progetto che prevede la creazione di un gemello digitale tridimensionale del monumento romano.
Perché il Giappone farà un gemello digitale delle Mura Aureliane
L’idea di realizzare un “gemello digitale” delle Mura Aureliane nasce dalla collaborazione tra la Sovrintendenza capitolina e due università nipponiche, la Kyushu University e la Seinan Gakuin University. A guidare la ricerca sono i professori Yoshiki Hori e Jun Yamada, che hanno deciso di documentare l’intera cinta muraria con strumenti di ultima generazione.
I droni, dotati di sensori e videocamere ad altissima risoluzione, hanno sorvolato tratti come Porta Asinaria e Porta San Giovanni, raccogliendo immagini capaci di restituire ogni dettaglio e il materiale raccolto sarà trasformato in un archivio digitale condivisibile a livello mondiale.
Oltre alla conservazione, il modello tridimensionale consentirà di programmare interventi di restauro mirati e di avere un quadro aggiornato sullo stato di conservazione. L’iniziativa, inoltre, è parte di una convenzione pluriennale che testimonia l’interesse crescente per la valorizzazione del patrimonio romano.
I risultati verranno presentati al prossimo convegno internazionale “Le Mura Aureliane nella storia di Roma”, previsto per febbraio 2026, dove accademici e studiosi analizzeranno anche il ruolo strategico delle mura nei secoli successivi alla loro costruzione.
Come funzionano i droni per ricostruire in 3D le Mura Aureliane di Roma
Il sistema giapponese si basa su droni fotogrammetrici e tecnologie di modellazione 3D. Questi apparecchi raccolgono dati visivi e strutturali grazie a sensori capaci di misurare le superfici e restituire immagini a 360 gradi.
Lo stesso metodo è stato utilizzato in Giappone per preservare templi e santuari di legno, fragili e soggetti a danni climatici: un archivio digitale che consente di renderli “immortali” e accessibili online.
Applicato alle Mura Aureliane, il progetto permetterà di avere una mappa interattiva di circa 19 chilometri di cinta muraria. L’opera, costruita tra il 270 e il 275 d.C. sotto l’imperatore Aureliano e completata dal successore Probo, rappresenta ancora oggi una delle cinte difensive antiche più estese e meglio conservate al mondo, concepita, all’epoca, per difendere Roma dalle popolazioni germaniche che premevano ai confini dell’Impero. Realizzate in mattoni, le mura presentavano torri quadrate ogni trenta metri, un’altezza originaria di circa sei metri e uno spessore di 3,5 metri.
La struttura inglobava edifici di rilievo come la Piramide Cestia, l’accampamento dei pretoriani e l’anfiteatro Castrense, e fu restaurata più volte nei secoli, fino all’illuminazione artistica inaugurata nel 2020, che ha restituito un nuovo volto notturno al monumento.
Il modello digitale potrà integrarsi con altri progetti già avviati, come il sistema “Pomerium”, sviluppato con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana ed Europea, che utilizza satelliti e droni per monitorare i fenomeni di degrado. In questo modo sarà possibile avere una visione d’insieme sullo stato del monumento, prevenire crolli e intervenire contro le minacce naturali e ambientali, come la vegetazione infestante o l’inquinamento.
La digitalizzazione delle mura non ha solo un grandissimo valore tecnico. Essa apre la strada a nuove modalità di fruizione culturale: dai tour virtuali fino alle applicazioni didattiche, con l’obiettivo di rendere il patrimonio storico di Roma più accessibile e comprensibile.
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