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A Gallipoli è stato pescato un pesce alieno rarissimo

Nelle acque al largo di Gallipoli è stato pescato un pesce alieno molto raro: il pesce foglia solitamente diffuso nei mari tropicali e subtropicali

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Nei nostri mari si moltiplicano i ritrovamenti di specie “aliene”, pesci e crostacei che provengono da altri ecosistemi e che trovano nelle acque italiane condizioni favorevoli per vivere e riprodursi. A favorire questa proliferazione contribuiscono soprattutto il surriscaldamento delle temperature, che rende il Mediterraneo sempre più simile a un mare tropicale, e i traffici marittimi, che trasportano accidentalmente organismi da una parte all’altra del pianeta.

La presenza di specie aliene è ormai una realtà costante, tanto che le segnalazioni arrivano quasi ogni mese da diversi tratti della costa italiana. Alcune di queste specie si sono integrate senza causare danni evidenti, ma altre stanno modificando radicalmente gli equilibri, mettendo in difficoltà la fauna autoctona e creando problemi ai pescatori. Una delle ultime notizie di nuova specie viene dalla Puglia dove è stato trovato un pesce foglia.

Il pesce alieno pescato a Gallipoli

L’ultimo episodio di segnalazione di pesce alieno arriva dal Salento, più precisamente da Gallipoli, sul Mar Ionio, dove è stato catturato un rarissimo esemplare di pesce foglia (Lobotes surinamensis Bloch, 1790), noto anche come lobote. Si tratta di una specie tipica delle acque tropicali e subtropicali, che vive di solito in acque basse o nei pressi di baie e foci fluviali.

Il corpo del pesce foglia è molto caratteristico: alto, occhi piccoli situati vicino alla punta e con le pinne che sembrano tre code. Proprio da questo prenderebbe il nome “pesce foglia”. Il colore varia dal bruno al verde scuro, con riflessi sul giallo. La sua dieta è simile a quella di molti predatori mediterranei: si nutre di acciughe, sardine, mazzancolle e persino dei granchi blu, un altro “alieno” ormai diffusissimo nelle nostre acque.

Non è la prima volta che questa specie viene segnalata nel Mar Mediterraneo ma questo secondo quanto riporta ‘Corriere Salentino’ era lungo circa 80 cm e pesava circa 5 kg. La presenza di un esemplare di simili dimensioni a Gallipoli, però, fa pensare che la specie possa aver trovato le condizioni favorevoli per stabilirsi stabilmente anche in quest’area.

Altri pesci e organismi alieni nei nostri mari

Il WWF, attraverso il suo “Living Planet Report”, ha già lanciato un allarme chiaro: negli ultimi cinquant’anni le popolazioni di fauna d’acqua dolce hanno subito un calo dell’85%. Il Mar Mediterraneo, già fragile per la pesca intensiva e i cambiamenti climatici, è da tenere sotto controllo. Il caso del pesce foglia si aggiunge a una lunga lista di nuove presenze nei mari italiani.

Negli ultimi anni sono aumentati i ritrovamenti di organismi provenienti da zone lontane, alcuni spettacolari, altri temuti per i loro effetti. Uno dei più discussi, come già noto, è il granchio blu, originario delle coste atlantiche e oggi diffuso in gran parte dell’Adriatico. Questa specie si è rivelata estremamente invasiva, tanto da distruggere allevamenti di vongole e cozze, causando danni stimati oltre i 100 milioni di euro nel solo 2024.

Altra specie pericolosa è il pesce scorpione, dotato di spine velenose, la cui diffusione sta preoccupando gli esperti sia per i rischi ai bagnanti che per l’impatto sugli stock ittici locali. Non meno inquietante è la presenza sempre più frequente della caravella portoghese, un organismo simile a una medusa ma in realtà un sifonoforo, noto per le sue punture urticanti.

Tra gli invertebrati, grande attenzione è rivolta alla Mnemiopsis leidyi, conosciuta come noce di mare. Questa specie è innocua per l’uomo ma devastante per gli ecosistemi. Nel Mar Nero la sua proliferazione aveva già causato un crollo delle popolazioni di acciughe, segnale di quanto possa essere dannosa. Nei fiumi e laghi italiani il fenomeno non è meno rilevante: oltre il 60% delle specie ittiche presenti nelle acque interne è di origine alloctona.