Il fumetto più antico della storia? Forse si trova vicino Roma, a Palestrina
Al museo archeologico di Palestrina è conservato un mosaico dove è raffigurato un anziano che parla attraverso una nuvoletta ante-litteram
Il fumetto più antico del mondo? Forse si trova nel Palazzo Colonna Barberini, a Palestrina tra busti di epoca imperiale e mosaici di pregevole fattura.
Ed è proprio su un mosaico custodito nel Museo archeologico nazionale della città metropolitana di Roma che è possibile ammirare la vignetta arcaica, progenitrice di Tex, Corto Maltese o Martin Mystere.
Un vivace vecchietto guarda con attenzione una suadente donna su un piedistallo e pronuncia queste parole: “certo che è bella! Per Giove”. La candida scritta in greco, che emerge dalle tessere del mosaico, unita al gesto dell’anziano che indica le grazie della bellezza raffigurata, rappresenta una vera rarità. Difficile trovare attestazioni del genere nello sterminato patrimonio archeologico negli altri templi della cultura disseminati in Italia e in tutto il globo.
A rendere particolarmente interessante il frammento di mosaico che mostra la divertente scenetta è anche la circostanza che la frase è incorniciata in un cartiglio, che richiama le tabulae ansatae di metallo dove venivano incisi dediche ed ex voto.
Al lettore moderno, che avrà avuto modo di leggere qualche fumetto da bambino o che è ancora dedito alle bellezze delle graphic novel , non sfuggirà l’accostamento con i baloon, le nuvolette di fumo che racchiudono le parole attraverso cui i personaggi dei fumetti esprimono i propri pensieri.
La scena ritratta nel mosaico accende il dibattito. Non sono pochi coloro che ritengono i veri antenati del fumetto moderno i primi esempi di frasi elaborate e disegnate in pieno Medioevo, tra il X e XI secolo, come l’arazzo di Bayeux o la chiesa di San Clemente a Roma, ma in realtà le immagini immortalate su mosaici o affreschi sono molto più antiche e abbracciano il mondo classico.
Già nell’antica Grecia su alcuni vasi è possibile scorgere frasi che fuoriescono dalle bocche dei protagonisti, ma anche negli affreschi rivenuti a Pompei ci sono parole disegnate sul capo di alcune figure umane disegnate, a indicare i pensieri del personaggio raffigurato.
L’esigenza di far “parlare” le immagini, insomma, è antica e il mosaico di Palestrina ne è una chiara testimonianza.
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