Dal fiume in secca a Canneto sull'Oglio spunta una palafitta
Grande scoperta del Centro Ricerche Klousios: dal fiume in secca a Canneto sull'Oglio è riemersa un'antica palafitta risalente all'Età del Bronzo

Dal fiume in secca di Canneto sull’Oglio è spuntata una palafitta risalente all’Età del Bronzo. Nello specifico sono riemersi pali, cocci in ceramica e una piroga di 6 metri: un vero e proprio tesoro archeologico diventato subito oggetto di studi.
La scoperta è avvenuta grazie ai sondaggi portati avanti dal Centro Ricerche Klousios e svolti anche mediante l’ausilio di un drone. Il gruppo Klousios porta avanti ricerche di questo tipo da parecchio tempo: da qualche anno a questa parte si avvale della convenzione con la Sovrintendenza di Mantova, Cremona e Lodi che va a intervenire sulle segnalazioni ricevute.
Canneto sull’Oglio: spunta una palafitta del fiume in secca
La collaborazione tra la Sovrintendenza e il Centro Ricerche rappresenta un esempio virtuoso di come possa essere perfezionata al meglio la ricerca che riguarda i siti preistorici o proto-storici, attraverso una precisa comunicazione tra le istituzioni, così da evitare saccheggi o inquinamento del sito.
Per capire con certezza l’epoca di riferimento dei ritrovamenti avvenuti grazie alla secca del fiume a Canneto sull’Oglio c’è bisogno della datazione al carbonio. In attesa degli studi più approfonditi, però, si può ipotizzare che la palafitta risalga con ogni probabilità al periodo che va dal 1.800 al 1.600 avanti Cristo, dunque all’Età del Bronzo.
I pali della palafitta spuntavano dal fiume rimasto praticamente senza acqua, in un’ansa che probabilmente un tempo era caratterizzata da poca corrente. Questo fatto spiegherebbe per quale motivo la struttura sarebbe stata edificata sopra un fiume e non come succede di solito su un lago o su una palude, dove l’acqua ristagna ed è più facile costruire un fabbricato con maggiore stabilità.
Quando i ricercatori hanno individuato l’ultima propaggine dei pali, si sono avvicinati con un drone, andando a mappare la palafitta. Dopo la mappatura, per avere la certezza della scoperta, c’era la necessità di reperire materiale ceramico in loco risalente all’Età del Bronzo.
I sondaggi condotti da parte del Centro Ricerche Klousios hanno portato al ritrovamento di tanti cocci in ceramica che non sono stati trasportati dalla corrente dell’Oglio nel corso dei secoli e quindi, molto probabilmente, sono in linea con la datazione della palafitta tornata alla luce.
Nel sito di circa 600 metri quadrati, inoltre, è stata rinvenuta una piroga di 5,8 metri in parte interrata. Adesso, in contatto con la Sovrintendenza, sono ancora in corso studi e analisi che potranno durare anche diverse settimane. L’obiettivo del Centro Ricerche è quello di dissotterrare la piroga per poi esporla in un museo e studiare il sedimento antropico, la quantità di ceramica presente nel sito per capire quanto fosse densa a livello demografico la zona a cavallo tra Canneto e Calvatone.
La palafitta emersa dall’Oglio è collegata alla sponda cremonese del fiume, dove sorge il sito romano di Bedriacum che da diversi anni è al centro di indagini e studi da parte dell’Università di Milano, inserita nella classifica delle migliori università italiane per qualità della ricerca.
A circa tre chilometri di distanza da Canneto dell’Oglio, inoltre, sul sito archeologico Lagazzi sorge la palafitta più meridionale riconosciuta patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO: la palafitta in questione dovrebbe essere più moderna rispetto a quella da poco rinvenuta.
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