Allarme ibis in Veneto, cosa sta succedendo e i rischi
Gli ibis stanno popolando le campagne del Veneto creando preoccupazione tra chi lavora la terra: si temono danni ai raccolti e alle coltivazioni
Le campagne della Bassa Veronese stanno affrontando un problema crescente: il popolamento degli ibis. Attirati dal clima sempre più mite, questi uccelli sembrerebbero compromettere raccolti e terreni; la loro presenza genera preoccupazione tra gli agricoltori che chiedono interventi urgenti per proteggere le coltivazioni e garantire la continuità del loro lavoro.
Perché gli ibis stanno “invadendo” il Veneto
Negli ultimi tempi i campi della Bassa Veronese sono frequentati dagli ibis, uccelli dal piumaggio prevalentemente bianco e dal lungo becco nero ricurvo, originari di zone più calde e conosciuti per la loro adattabilità a diversi ambienti. Si tratta di una specie che, a causa dei cambiamenti climatici e delle temperature più miti, ha trovato condizioni favorevoli per insediarsi stabilmente in aree dove prima era soltanto di passaggio.
L’allarme arriva dall’Associazione Agricoltori Italiani, che chiede di affidare ai coltivatori la possibilità di intervenire per tutelare le proprie terre. Come riportato sul ‘Corriere della Sera’, Vanni Stoppato, agricoltore da oltre settant’anni a Gazzo Veronese, ha dichiarato:
“Si tratta di una vera e propria invasione. Arrivano dal Nord Africa, visto il clima mite che ormai abbiamo anche d’inverno. È pieno: sono animali che pesano 3/4 chili; mangiano le rane, le lucertole – non ce ne sono più, infatti – le uova delle anatre e dei fagiani.
Scavano col becco nel terreno e tirano su i lombrichi indebolendolo. E a differenza delle nutrie, non possono essere uccisi. Per gli ambientalisti sono intoccabili; ce l’hanno con noi. Ma intanto questi uccelli vanno ovunque a fare danni; seminiamo il mais e non raccogliamo nulla. Chiediamo, perciò, di potergli sparare: lascino che ci prendiamo cura del nostro territorio, lo abbiamo sempre rispettato”.
L’appello per arginare l’allarme ibis in Veneto
Gli agricoltori chiedono maggiore attenzione da parte delle istituzioni e interventi adeguati per limitare i danni causati dagli ibis e da altre specie che mettono a rischio le coltivazioni. La questione riguarderebbe la perdita di raccolti ma anche la sostenibilità di un modello agricolo che, a detta degli agricoltori, rischierebbe di essere compromesso da specie che si adattano facilmente ai nuovi climi e alle risorse disponibili.
Nelle scorse settimane, il consigliere regionale della Lega-Liga Veneta, Filippo Rigo, ha annunciato che la Regione ha stanziato un milione e mezzo di euro nel bilancio triennale per contrastare l’emergenza causata dalla proliferazione delle nutrie.
L’obiettivo dichiarato è quello di supportare interventi mirati alla riduzione della presenza di questi animali nelle campagne, ma alcuni agricoltori, di cui si fa portavoce Stoppato, restano scettici sull’efficacia delle misure previste.
“È solo campagna elettorale. Quei soldi che mettono a disposizione vanno ai cacciatori per le cartucce, ma chi ci dice che poi vadano effettivamente a cacciare; sono volontari, non sono obbligati a uscire; dall’altra parte non c’è un orario prestabilito in cui le nutrie si presentano; se vengono cacciate, si spostano in altre zone, cambiano orario, si nascondono; in più sono tante: ciascuna femmina può partorire fino a 80 piccoli l’anno.
Il rischio è che qualche agricoltore disperato finisca per mettere il veleno nei campi e vada tutto a male. Insomma, lascino agli agricoltori in possesso di regolare porto d’armi cacciare nutrie e ibis, senza dover seguire l’iter attuale, che è pieno di regole e ci penalizza: in due/tre mesi risolveremmo il problema”, ha dichiarato Stoppato.
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