Bologna si sta abbassando come l'Olanda? L'allarme degli esperti
Il terreno di Bologna si sta abbassando fino a 2 cm l’anno per effetto della subsidenza: secondo gli esperti il rischio idrogeologico è in aumento
Negli ultimi anni, Bologna e il suo territorio circostante hanno mostrato segnali di un fenomeno geologico potenzialmente critico: la subsidenza. Secondo alcuni studiosi, il suolo nella zona potrebbe abbassarsi a un ritmo simile a quello osservato in aree come i Paesi Bassi, noti per le problematiche legate all’equilibrio idrogeologico.
Perché il suolo di Bologna si sta abbassando come in Olanda
Sebbene si tratti di un processo già noto, negli ultimi tempi l’attenzione degli esperti è tornata alta, complice l’aggravarsi delle condizioni ambientali e l’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi. Il fenomeno è stato oggetto di discussione durante il recente convegno “Verso il nuovo Piano di tutela delle acque”, promosso da Confindustria Emilia-Romagna, con l’intervento di tecnici e ricercatori del settore.
A preoccupare è l’aumento della velocità con cui il terreno si abbassa, che in alcune aree raggiungerebbe i 2 centimetri l’anno. In alcune zone, nel corso dei decenni, si sono registrati abbassamenti complessivi anche di 3 metri. Il fenomeno, spiegano i geologi, ha origini sia naturali che antropiche.
Da un lato, le dinamiche geologiche e il tipo di terreno contribuiscono naturalmente al cedimento del suolo; dall’altro, le attività umane, in particolare l’estrazione di acqua dagli strati profondi, aggravano la situazione. Il prelievo idrico da strati argillosi, infatti, comporterebbe una perdita irreversibile di compattezza, accelerando il processo di sprofondamento.
Secondo Giovanni Martinelli, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e Andrea Dadomo, geologo intervenuto al convegno, l’interconnessione tra subsidenza e rischio idraulico è diretta: un terreno abbassato diventa più esposto alle alluvioni, soprattutto in presenza di eventi meteo sempre più estremi.
Nonostante, come ha ricordato l’assessora regionale all’Ambiente Irene Priolo, oggi si faccia un minor ricorso ai prelievi dal sottosuolo, l’equilibrio tra risorse disponibili e sostenibilità rimane precario. L’alternanza tra lunghi periodi di siccità e piogge violente rende difficile pianificare in modo efficace il futuro dell’approvvigionamento idrico.
Le preoccupazioni degli esperti sulla subsidenza a Bologna
Tra le soluzioni considerate, vi è la realizzazione di nuovi invasi e strutture in grado di raccogliere e gestire l’acqua in eccesso. Al momento, in Emilia-Romagna esistono solo due dighe costruite negli ultimi cinquant’anni – Ridracoli e Conca – e secondo i tecnici si tratterebbe di un numero insufficiente a fronteggiare l’attuale fabbisogno idrico.
Come riportato su ‘La Repubblica’, diverse figure istituzionali hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di un piano di interventi coordinato. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ha affermato: “È necessario individuare una strategia unitaria di interventi tra i vari livelli, altrimenti è impensabile uscire da questa situazione. La drammatica lezione delle ultime alluvioni ci ha messo su una strada nuova, serve un approccio di comunità. Speriamo poi che esca il nuovo decreto da parte del governo per gli eventi del 2024″.
Anche la presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi, ha sottolineato l’urgenza di agire: “C’è la necessità di realizzare in tempi brevi un piano di interventi infrastrutturali”.
Nel frattempo, è attesa l’uscita del decreto governativo annunciato, che consentirebbe l’attivazione di misure gestite dal Commissario straordinario per la ricostruzione, Fabrizio Curcio. La speranza espressa dagli attori coinvolti è che un approccio integrato e tempestivo possa contrastare l’accelerazione della subsidenza, evitando ulteriori danni in un’area già messa alla prova da eventi climatici estremi, causa di drammatiche alluvioni, e fragilità idrogeologiche.
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