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La Regina Elisabetta e l'aceto balsamico di Modena: l'appello

La batteria di aceto balsamico di Modena della Regina Elisabetta è custodita a San Prospero ma dopo la sua morte il suo destino resta incerto

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Tra i tanti legami insoliti che uniscono la corona britannica all’Italia ce n’è uno che riguarda la tradizione gastronomica emiliana: nelle campagne modenesi, infatti, è custodito un prodotto di eccellenza che per anni ha accompagnato la vita della Regina Elisabetta II e che oggi torna a far discutere.

Come nacque il legame tra la Regina Elisabetta e l’aceto balsamico di Modena

Il primo incontro tra Elisabetta II e il cosiddetto oro nero modenese risale ai festeggiamenti per il quattrocentesimo anniversario della colonizzazione di Bermuda da parte del Regno Unito.

Durante quel banchetto ufficiale, alcune ampolle di aceto balsamico di Modena furono collocate come segnaposto sul tavolo reale e utilizzate in più portate del menù; la sovrana ne rimase affascinata, chiedendo subito informazioni ai cuochi di corte e manifestando il desiderio di avere una batteria tutta sua. Da allora, nacque un rapporto speciale che la legò a un prodotto profondamente radicato nella tradizione emiliana.

La produzione era affidata all’Acetaia del Cristo, una realtà nata nell’Ottocento nel cuore della pianura modenese. Qui, vigneti di Lambrusco e altre varietà autoctone vengono coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica e trasformati attraverso un processo che univa vendemmia, cottura dei mosti e lunghi invecchiamenti nelle botti.

Fu proprio qui che prese forma la batteria personale della Regina, destinata a seguirla per anni come un dono esclusivo di Modena alla corte inglese.

Come riportato sul ‘Corriere della Sera’, Gilberto Barbieri, titolare insieme a Daniele Bonfatti, ha ricordato: “La batteria più antica che abbiamo è quella della mia bisnonna Maria datata 1849 da essa spilliamo solo 27 ampolline l’anno che finiscono quasi tutte sulla tavola di un sultano. Abbiamo altre botti storiche risalenti al 1890 e oggi possiamo vantarci di essere una delle più grandi acetaie del mondo, con oltre 2000 botti, tini e vaselli antichi dedicati esclusivamente alla produzione di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP“.

Lo stesso Barbieri ha ribadito come la missione della famiglia sia quella di preservare un sapere secolare: “Il nostro è un prodotto più che pregiato. Io e Daniele siamo i custodi di una tradizione che stiamo continuando a tramandare a centinaia di anni dalla sua nascita, quando era gelosamente custodita nelle soffitte delle famiglie modenesi: fare l’aceto in batterie di un solo tipo di legno, che sia di ciliegio, o di gelso, ginepro, rovere, castagno oltre ai legni misti”.

Il titolare ha sottolineato: “Si va dai più giovani agli extra vecchi con oltre 25 anni d’invecchiamento, fino a giungere alla selezione diamante nero (Black Diamond) con oltre 50 anni di permanenza in botte”.

Perché oggi il futuro dell’aceto balsamico della Regina resta incerto

Oggi, a quasi tre anni dalla scomparsa della regina, la questione è rimasta sospesa: la preziosa batteria che Elisabetta II aveva fatto predisporre si trova ancora nella “Celebrities Room” dell’acetaia modenese. Nessuno degli eredi reali ha preso contatto con i produttori per continuare la tradizione avviata dalla sovrana.

Gilberto Barbieri ha dichiarato: “Siamo in difficoltà perché non sappiamo a chi rivolgerci. I nostri tramiti sono sempre stati lo chef di corte Enrico Derflingher e l’imprenditore Emilio Barbieri che ha molti locali tra Londra e i Caraibi, ora, però, con Re Carlo III le cose sono cambiate e vorremmo metterci in contatto con Buckingham Palace, ma non è così semplice”.

Non è la prima volta che l’Acetaia del Cristo ha dovuto affrontare momenti critici. Durante il terremoto che nel 2012 colpì la Bassa modenese, l’edificio storico subì gravi danni e andarono perduti circa 3000 litri di prodotto in diverse fasi di invecchiamento. A quel tempo, però, si era attivata una catena di solidarietà: altri produttori e cittadini misero a disposizione le proprie botti, e persino i viticoltori del Monferrato contribuirono con parte dei ricavi del loro grignolino.

Accanto al ricordo della regina, le sale dell’acetaia raccontano anche altre storie illustri. Michael Douglas ha una batteria personale da cui ogni anno riceve ampolle spedite nella sua villa ai Caraibi; Ornella Muti ha scelto di regalare il prezioso condimento ad amici e familiari; gli eredi del pilota Phil Hill hanno voluto onorarne la memoria con una fornitura dedicata. E ancora, lo stilista Brunello Cucinelli ha commissionato una batteria in occasione della nascita della sua prima nipote.